Strappo Trump, via alle cause su proprietà americane confiscate a Cuba

L'Avana: donna sul balcone di casa con le bandiere di Cuba e Stati Uniti.
L'Avana: donna sul balcone di casa con le bandiere di Cuba e Stati Uniti. (Archivio)

NEW YORK. – Svolta di Donald Trump su Cuba. Per la prima volta gli Stati Uniti consentiranno l’avvio di azioni legali nei tribunali americani contro le aziende straniere che operano sull’isola in proprietà confiscate agli americani durante la rivoluzione del 1959.

La mossa del tycoon – anticipata dai media americani – rappresenta uno strappo rispetto ai presidenti precedenti. E che segnala il pugno duro della Casa Bianca contro L’Avana per il suo appoggio al regime del presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, al posto del quale gli Stati Uniti preferiscono il presidente ad interim Juan Guaidò.

Dal 1996 chiunque si è alternato alla Casa Bianca sia fra le file democratiche che fra quelle repubblicane ha sospeso la possibilità di presentare cause sulle proprietà confiscate da Fidel Castro nel timore di creare tensioni con gli alleati e complicare i rapporti con Cuba.

L’annuncio dello strappo di Trump rispetto al passato è affidato al falco consigliere John Bolton che da Miami, dove molti cubani scappati alla rivoluzione hanno trovato una nuova casa. Davanti a loro, nel giorno del 58mo anniversario del fallito tentativo americano di invasione di Cuba nel 1961, Bolton annuncia l’entrata in vigore per la prima volta in 23 anni della clausola ‘Title III’ della legge Helms-Burton.

La rimozione dei paletti per l’avvio di azioni legali apre uno scenario di scontro perché potrebbe esporre aziende europee e canadesi, che hanno una presenza significativa a Cuba, ad azioni legali da milioni di dollari, aprendo di fatto anche un nuovo fronte di scontro fra Trump e gli alleati. Per L’Avana l’affondo di Trump è un vero e proprio schiaffo ai suoi sforzi per attirare investimenti stranieri.

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