In Italia il 10% dei minori ha genitori immigrati

Immigrati: Una bambina in primo piano di spalle
In Italia il 10% dei minori ha genitori immigrati

ROMA. – Mentre è sempre più accesa la polemica politica sui porti chiusi diventa consistente il numero degli italiani di seconda generazione: sono un milione e 41.117 su un totale di popolazione minorile di 9.806.357, pari al 10,6%. Fino a qualche hanno fa i minorenni presenti in Italia con genitori immigrati era nata all’estero, e solo successivamente si era ricongiunta con i familiari nel nostro paese. Oggi invece la maggioranza di ragazzi di origine immigrata è nata in Italia, oltre 7 su 10.

In occasione della presentazione dello studio “L’inclusione e la partecipazione delle nuove generazioni di origine immigrata. Focus della condizione femminile” – predisposto dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (Agia), Filomena Albano, con il supporto tecnico dell’Istituto degli Innocenti di Firenze – ha raccontato la sua esperienza Annalisa Ramos Duarte, 25 enne, studentessa di Economia dello Sviluppo all’Università di Firenze, dove è nata e ha vissuto.

“Mi piace definirmi italo-capoverdiana – ha detto – per includere entrambe le mie appartenenze culturali. Ancora a 25 anni, però, mi è difficile farmi riconoscere la mia italianità per i miei tratti somatici”. Per Duarte ultimamente “c’è una maggiore consapevolezza del fenomeno delle seconde generazioni” anche se il termine, ha sottolineato, “non mi è mai piaciuto perché mi tiene in un limbo di ambiguità che ho molto sofferto alle medie, quando non sapevo se identificarmi nel gruppo degli alunni italiani o degli alunni stranieri”.

La 25enne ha raccontato di quanto abbia desiderato sia da piccola ottenere la cittadinanza italiana: “aspettavo con ansia il giorno in cui avrei potuto finalmente avere il riconoscimento ufficiale della mia appartenenza all’Italia”, ma quando è arrivato “ho provato disincanto – ha detto – perché ho sentito di aver ricevuto una concessione dallo Stato più che un diritto”.

Per la Garante la sfida è “quella di far convivere le culture ma nel rispetto dell’unicità e dell’identità di ognuno”. E per garantire a questi minori pari dignità dei propri coetanei la Albano ha formulato una serie di raccomandazioni contenute nello studio. La prima riguarda il linguaggio. “Le parole sono pietre: ci rifiutiamo di chiamarli ragazzi stranieri e di seconda generazione perché ormai siamo alla terza e alla quarta generazioni e quindi questi numeri che si rincorrono non hanno senso. Parliamo di ‘nuove generazioni'”.

Secondo la Albano questi ragazzi hanno un peso “troppo grosso perché sono al crocevia fra la cultura del paese di provenienza dei genitori e di quello in cui vivono”. E i primi che devono modificare linguaggio per la Garante sono i giornalisti, ma è soprattutto nella scuola dove si deve operare il cambiamento.

“A volte devono fare da interpreti, da mediatori culturali e linguistici – sottolinea – anche durante i colloqui tra genitori e professori, mentre hanno diritto alla leggerezza . La scuola – raccomanda la Garante – promuova la Settimana della Cultura dei Popoli, promuova le Olimpiadi interculturali, una settimana in cui si condividono culture, cibi, esperienza e riveda anche i programmi scolastici che sono impostati sulla storia italiana”.

Tra le varie raccomandazioni rivolte a regioni, comuni, servizi sociali, assistenti sociali, giornalisti, c’è anche il ministero dell’Interno: “Quando i genitori vanno a rinnovare il permesso di soggiorno è necessario il rispetto con cui ci si rivolge alle persone, anche il dare del lei e anziché del tu. E’ un rispetto che spesso ha degli spettatori perché a volte i figlie se li portano dietro. Un figlio che nota un atteggiamento di poco rispetto nei confronti dei genitori nell’interlocuzione fra l’amministrazione e il genitore ovviamente coverà una rabbia destinata a esplodere. Dobbiamo tutti – ha concluso Albano – abbassare i toni”.

(di Emanuela De Crescenzo/ANSA)

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