Torna la violenza in Irlanda del Nord, uccisa reporter

La Polizia presidia il quartiere di Londonderry, durante le violente proteste in Irlanda.
La Polizia presidia il quartiere di Londonderry, durante le violente proteste in Irlanda. (Niall Carson/PA via AP)

LONDRA. – “Derry, questa notte. Follia totale”. Un ultimo tweet, sullo sfondo di una foto scattata per documentare l’improvviso ritorno di fiamma della violenza in Irlanda del Nord, prima del proiettile mortale. E’ finita così la vita di Lyra McKee, coraggiosa giornalista free lance di 29 anni e attivista gay, uccisa a tarda sera in una sparatoria innescata dal moto di reazione di strada alla perquisizione delle abitazioni di alcuni sospetti identificati dalla polizia come potenziali “terroristi della New Ira”.

Un episodio che riaccende i riflettori della paura su ciò che resta del conflitto nordirlandese: alla vigilia della commemorazione repubblicana della storica repressione della ‘Rivolta di Pasqua’ del 1916 e nel pieno delle più recenti fibrillazioni politiche sul confine legate alla Brexit. Teatro della vicenda è stato il complesso di Creggan, cuore di tenebra di Derry (o Londonderry, come si ostinano a chiamarla unionisti e inglesi), un caseggiato che fu in passato al centro delle violenze nella stagione insanguinata dei ‘troubles’.

Un luogo simbolo, off-limits negli anni ’70 e ’80 per le forze britanniche e a lungo sotto il pieno dominio della guerriglia, dove ieri sera alcune pattuglie hanno fatto irruzione per una serie di controlli nell’ambito delle indagini sull’esplosione di un’autobomba avvenuta in città a gennaio. Un’operazione alla caccia d’irriducibili nostalgici della lotta armata, a cui una parte del vicinato ha reagito scatenando una notte di disordini, fra bombe molotov, auto incendiate e spari. Fino all’arrivo dei corpi speciali e a

l conflitto a fuoco vero e proprio, ingaggiato da persone a volto coperto con gli agenti. E a quel colpo fatale che ha raggiunto la McKee riparata dietro un fuoristrada della polizia per raccontare da vicino quanto stava accadendo. Un colpo che ha ferito mortalmente la giovare reporter, spirata in ospedale poco dopo il ricovero. La prima giornalista uccisa nel Regno Unito dal 2001.

Per la polizia non ci sono dubbi: “Crediamo si tratti d’un atto terroristico portato avanti da violenti dissidenti repubblicani”, ha detto Mark Hamilton, numero due del comando delle forze dell’ordine in Irlanda del Nord. “La nostra valutazione è che dietro tutto questo ci sia New Ira”, ha proseguito Hamilton. Vale a dire la sigla nata nel 2012 per radunare gli eredi delle frange più oltranziste separatesi a suo tempo dalla vecchia Provisional Ira dopo aver rifiutato gli accordi di pace del Venerdì Santo 1998.

Frange in cui il furore ideologico s’intreccia col rifiuto di rinunciare al potere delle armi per interessi di criminalità comune. E che, pur non avendo a che fare direttamente con le vicende della Brexit, potrebbero approfittare delle tensioni alimentate dal cammino verso l’uscita dall’Ue per strumentalizzarne le tensioni e allargare il proprio spazio di manovra. Unanime, ad ogni modo, la condanna a Londra e a Dublino. Come pure Bruxelles, da dove il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha chiesto giustizia per la reporter uccisa.

E soprattutto a Belfast e nella stessa Derry, che ha ospitato una veglia per Lyra alla presenza di cattolici e di protestanti, della leader politica unionista del Dup, Arlene Foster, come di quella dei repubblicani dello Sinn Fein, Michelle O’Neill: incapaci da due anni di ricostruire all’ombra della Brexit un governo locale d’unità nazionale e, tuttavia, unite oggi almeno in una netta condanna della violenza e della New Ira. Una violenza che ci lascia “tutti più poveri”, ha detto Sara Canning, compagna della vittima.

Oltre a cancellare la voce di “una promessa del giornalismo investigativo britannico”, come notano i media, militante del movimento Lgbt, autrice di libri e inchieste sulle code del conflitto nordirlandese, inserita fin dal 2016 da Forbes nella lista dei reporter under 30 più influenti d’Europa. Ma che prima di tutto strappa a Sara una parte di sé: “La donna con cui avrei voluto invecchiare”.

(di Alessandro Logroscino/ANSA)

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