Bloomberg, per la crisi in Italia “è solo questione di quando”

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte (C), con il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio (S) e il ministro dell'Economia, Giovanni Tria. Bloomberg
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte (C), con il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio (S) e il ministro dell'Economia, Giovanni Tria. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA. – Rivedere l’Italia nel mezzo di una crisi finanziaria? “è solo questione di quando”, non di se. “Un incidente che aspetta solo di accadere”. E i mercati se ne sono accorti, “stanno cominciando a svegliarsi di fronte al rischio”. Tanto più che il 26 aprile è in arrivo il giudizio di Standard & Poor’s (rating BBB sotto osservazione) e poi, a settembre, quello di Moody’s che, se tagliasse il suo Baa3, porterebbe l’Italia al livello speculativo (junk).

L’avvertimento agli investitori arriva sulla piattaforma Bloomberg da Marcus Asworth, uno dei commentatori di punta dell’agenzia americana, veterano delle banche d’investimento che ha le antenne ben sintonizzate sugli umori che prevalgono alla City.

Non è il solo a notare una strana discrepanza fra lo spread, da settimane stabile in zona 250, e il ‘news flow’ che arriva dallo Stivale: un governo che rischia di saltare giusto prima della prossima legge finanziaria; deficit e debito che rischiano di salire alle stelle di fronte a una manovra che appare un rebus, con privatizzazioni da reperire per 19 miliardi di cui non c’è traccia, e un aumento dell’Iva per 23 miliardi solo nel 2020 che fa da impalcatura al Def, se non fosse che Lega e Cinque Stelle escludono categoricamente smentendo il ministro dell’Economia.

Alla ricerca di alternative da trovare fra tagli di spesa e tagli alle agevolazioni fiscali che, al momento, sono un fantasma. Il ragionamento di Ashworth è semplice: la tregua con Bruxelles, raggiunta a dicembre quando l’Italia scongiurò una procedura per violazione sul debito promettendo un deficit al 2,04% (ora rivisto a 2,4%), sta per saltare. “Con l’economia in recessione, anche quel numero aggiornato appare aleatorio. E il gap rischia di essere troppo ampio perché la Commissione Ue lo spazzi sotto il tappeto”.

Senza l’aumento Iva, da Bankitalia all’Ufficio parlamentare parlano di un deficit oltre il 3% e un debito diretto verso il 135% del Pil, livelli che l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan definisce “insostenibili”. Certo, Bankitalia e Upb parlano di una probabile uscita dalla recessione tecnica che ha colpito l’Italia nella seconda parte del 2018, ora che la produzione industriale italiana è rimbalzata facendo sperare per uno 0,1% nel primo trimestre. Ma è poco per superare la stagnazione economica, con il Fmi che si aspetta per il 2019 un’Italia in crescita d’anno dello 0,1%, l’Ocse in decrescita (-0,2%).

L’istituzione di Washington parla di un’Italia in grado di riaccendere il contagio e punta il dito sul legame perverso fra banche e debito sovrano. La Germania – che con l’Italia ha stretti legami nelle subforniture nel manifatturiero – ha appena dimezzato allo 0,5% la sua stima di crescita. “Il non accettare la realtà da parte della coalizione Lega-Cinque stelle non finirà bene”, scrive Asworth.

La resa dei conti forse sarà dopo il voto europeo: la Ue non vuole offrire il destro a chi usa i suoi richiami come un’argomento elettorale. Ma prima potrebbero svegliarsi i mercati. Che starebbero cominciando “a fare attenzione” secondo l’editoriale. Diverse case d’investimento hanno flirtato di recente con i Btp italiani e i loro rendimenti più attraenti del Portogallo, che ormai ha uno spread di soli 113 punti base col bund tedesco, la metà dell’Italia.

Rendimenti superati solo dalla Grecia, con uno spread Grecia-Italia che però si assottiglia sempre più: a 69 punti base, è vicino al minimo post-crisi di 65 segnato a ottobre. Ecco che alcuni, come Citigroup, avvertono: “resistente alla tentazione” di comprare quei titoli, perché potrebbe esserci volatilità in arrivo.

(di Domenico Conti/ANSA)

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