Ad aprile cala la fiducia di consumatori e imprese

Occupazione: un operaio al lavore con una saldatura e scintille
Un operaio al lavoro con una saldatura e scintille.

ROMA. – Non c’è da essere ottimisti in questo inizio di primavera. La pensano così famiglie ed imprese. L’indice messo a punto dall’Istat per sondare gli umori ‘economici’ mostra un calo sia nella fiducia dei consumatori che in quella delle imprese. Nulla di cui stupirsi, visto che i dati, scrive lo stesso Istituto, non fanno che riflettere e confermare “la debolezza dell’attuale fase ciclica”.

Eppure qualche segnale positivo nei mesi invernali era arrivato. Anche il tracciato della fiducia delle famiglie aveva dato un segnale di vitalità a gennaio, dopo di che è iniziata una discesa netta, che ad aprile fa segnare il livello più basso dal luglio del 2017 (l’indicatore si ferma a quota 110,5).

Passando alle aziende, il mese scorso c’era stato un rimbalzo ma la tendenza alla flessione prosegue ormai dalla fine del 2018, ovvero da quando il termometro della fiducia è scivolato sotto la ‘soglia cento’ (adesso è 98,7). Ecco che il ‘sentiment’ della manifattura, cuore dell’industria italiana, retrocede ai valori di oltre quattro anni fa. Fa eccezione però l’edilizia, che rialza la testa e recupera i valori pre-crisi.

Le associazioni dei consumatori e quelle dei commercianti si dicono preoccupate e mettono in guardia da un aumento delle aliquote Iva davanti a una domanda debole. Confcommercio ha l’impressione che, “contrariamente a quanto atteso da alcuni interlocutori istituzionali, l’accelerazione della ripresa sia ancora tutta da costruire”. Confesercenti punta direttamente il dito contro il “Def”, che avrebbe riacutizzato le “incertezze del Paese”.

Sulla stessa linea il Codacons, per cui responsabile del deterioramento degli umori é “il clima politico pesante delle ultime settimane”. “Scongiurare l’aumento dell’Iva” è l’appello comune. Ma per Federdistribuzione non basta, per ridare slancio al Paese, sostiene, serve “una scossa”.