Di Maio e Salvini non dialogano più, a un passo dalla rottura

Rottura: I due vicepremier: Luigi Di Maio e Matteo Salvini. M5s e Lega. Roma
I due vicepremier: Luigi Di Maio e Matteo Salvini

ROMA. – Nel D-Day del Salva Roma la guerra di nervi tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini supera il livello di guardia. E’ una guerra dialettica, una strategia di logoramento fatta di blitz in piazza davanti a Palazzo Chigi e di presenze/assenze a Consigli dei ministri delicati. E’ una battaglia che, a poco più di un mese dalle Europee, vede il dialogo tra i due vicepremier pressoché azzerato e lo spazio di mediazione del premier Giuseppe Conte ridotto notevolmente. E, se fino al Cdm convocato alle 18, slittato alle 19 e iniziato alle 20, i rumors interni alla maggioranza davano l’esecutivo saldamente stabile fino alle Europee, da qui in avanti ogni ulteriore attrito potrebbe essere quello fatale.

La cronaca di una giornata sull’ottovolante M5S-Lega parte con gli attacchi di Di Maio al comparto sicurezza-rimpatri di competenza del leader della Lega, si sviluppa sulla requisitoria del M5S contro il sottosegretario Armando Siri e sfocia in una polemica tra i due vice sul 25 aprile. Polemiche che arriva fin sopra al Colle dove è alta l’attenzione su quella che viene vista come una strumentalizzazione su temi seri come la Festa della Liberazione.

Ma è al Cdm che la battaglia deflagra. Il punto di partenza è il decreto crescita che, al suo interno, presenta la norma salva-Roma sulla quale anche Conte, oltre al M5S, avrebbe chiesto l’ok della Lega. Alle 19 circa a Palazzo Chigi arrivano Salvini e praticamente tutti i ministri leghisti. E nel M5S, invece, che si registrano diverse assenze, a partire da Di Maio, impegnato in una registrazione di un programma tv.

Al tavolo di governo, oltre a Conte, sono presenti, tra i M5S, i ministri Alberto Bonisoli, Elisabetta Trenta e Barbara Lezzi. Ed è davanti a quest’immagine che, secondo fonti qualificate di maggioranza, Salvini sbotta. Il leader della Lega, secondo le stesse fonti, comunica al premier la posizione della Lega, quindi abbandona la sala delle riunioni del Cdm e, poco dopo, esce in piazza davanti Palazzo Chigi dando la linea della Lega ai cronisti: lo stralcio del Salva Roma dal testo.

Una linea “concordata” con chi c’era, spiega Salvini in diretta tv, prima di salutare decine di cittadini che lo chiamano dai bordi della piazza. Ed è un blitz, il suo, con cui il leader della Lega, probabilmente, punta a far saltare le staffe all’alleato. Lo stralcio “non è stato neanche discusso”, protestano i Cinque Stelle. Ma la mossa di Salvini di dichiarare alla stampa prima del Cdm, a quanto si apprende da fonti qualificate di governo, scatena anche l’irritazione del premier Conte.

La riunione inizia alle 20, con Di Maio che raggiunge il Cdm solo un’ora dopo. E, in ballo, non c’è solo il Salva Roma ma anche la questione Siri, oggetto, sembrerebbe, di attacchi incrociati nelle riunioni informali che precedono il Consiglio. Sul caso del sottosegretario, infatti, il M5S ha scatenato la sua “contraerea” con un duplice obiettivo: recuperare terreno in vista delle Europee e compattare una base da tempo sfilacciata dall’atteggiamento dei vertici sul caso Diciotti.

Dall’altra parte c’è un leader, Salvini, che su Siri non ha alcuna intenzione di mollare. Salvini continua a dirsi tranquillo, nega qualsiasi coinvolgimento laddove fonti della Lega definiscono gli attacchi, anche via blog, del M5S su Siri “da asilo”. Resta, ancora aperto, il nodo Salva Roma. Al tavolo del Cdm, nonostante l’arrivo di Di Maio, la componente del M5S è minoritaria rispetto alla Lega, che quindi ha lo spazio e votare lo stralcio andando contro, anche, alle intenzioni di Conte. A quel punto il Salva Roma andrebbe in un provvedimento ad hoc, per effetto di una forzatura leghista che, in chiave elettorale, potrebbe servire a Salvini a lanciarlo nella sua corsa post-26 maggio.

(di Michele Esposito/ANSA)