Bce: “La crescita dell’ Eurozona perde slancio. Rischi dall’Italia”

Sede del Consiglio Europeo e bandiere al vento. Manovra
Sede del Consiglio Europeo e bandiere al vento.

MILANO. – Resta cosparso di nubi grigie il cielo dell’economia europea, le cui “prospettive di crescita” sono minate da rischi al ribasso a causa delle “perduranti incertezze legate a fattori geopolitici, alla minaccia del protezionismo e a vulnerabilità nei mercati emergenti”.

La Bce, nel bollettino economico di aprile, rileva come gli ultimi dati disponibili sullo stato di salute dell’Eurozona confermino la frenata del Vecchio Continente e lascino presagire che una prosecuzione “nell’anno in corso” della “perdita di slancio dell’espansione economica. In questo contesto “un ampio grado di accomodamento monetario” – assicurato da tassi ai minimi almeno fino alla fine del 2019, da un nuovo round di finanziamenti agevolati alle banche e dal reinvestimento dei titoli del Qe venuti a scadenza – viene giudicato “necessario” allo scopo di “preservare condizioni di finanziamento favorevoli e sostenere l’espansione economica, assicurando quindi la prosecuzione di uno stabile percorso dell’inflazione verso” il target del 2%.

La Bce riserva anche una bacchettata all’Italia, che al pari di Francia e Belgio, presenta un disavanzo strutturale di bilancio “ancora lontano” dagli obiettivi del patto di stabilità con una diminuzione media, tra il 2011 e il 2018, “inferiore allo 0,5% del Pil”. In tali Paesi mancano dunque “margini di bilancio” che consentano di “evitare un inasprimento delle politiche di bilancio nella prossima fase di rallentamento”. Una situazione che, è il monito della Bce, “può avere conseguenze sulla capacità di tenuta dell’intera area dell’euro”.

A minare la crescita Ue, per l’Eurotower, sono soprattutto le “circostanze sfavorevoli a livello mondiale” dove Brexit, guerra commerciale tra Cina e Usa e le debolezze delle economie emergenti, stanno frenando l’economia globale e “continuano a pesare sull’evoluzione dell’espansione economica dell’area dell’euro”. Va un po’ meglio sul fronte interno dove alcuni “fattori idiosincratici” stanno “mostrando segnali di affievolimento” e comunque “gli ulteriori incrementi dell’occupazione e l’aumento delle retribuzioni continuano a sostenere la capacità di tenuta dell’economia interna e il graduale intensificarsi di spinte inflazionistiche”. Anche se su diversi fronti – dall’occupazione agli investimenti delle imprese alla spesa per consumi – si registrano segnali di rallentamento da monitorare con attenzione.

(di Paolo Algisi/ANSA)

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