Suggestione intese tra M5s e Pd, ma i leader dicono di no

Il neoeletto segretario del Pd Nicola Zingaretti in Piazza Castello dopo l'incontro con il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino.
Il neoeletto segretario del Pd Nicola Zingaretti in Piazza Castello dopo l'incontro con il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, Torino, 4 marzo 2019 ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – Un dialogo tra M5s e Pd sembrerebbe più una suggestione mediatica: Luigi Di Maio aveva rilanciato domenica su cinque temi “di sinistra”, poi affonda – almeno a parole – la sua stessa idea. Alcuni esponenti del Pd, con Graziano Delrio in testa, avevano sì aperto in linea teorica, chiudendo però a livello di contenuti. Anzi, il segretario del Pd Nicola Zingaretti semmai si appresta a lanciare lui una sfida a M5s, preparando una risoluzione al Def con cinque proposte sociali ed economiche che in caso di bocciatura, spingerebbero M5s di nuovo a destra.

In una intervista a “La Stampa”, Delrio, si è dichiarato “pronto” al confronto con M5s, su salario minimo, conflitto di interessi, acqua pubblica, taglio allo stipendio dei parlamentari. Ma le ricette, nel merito, sono diametralmente opposte: sul salario minimo, vuole recepire la proposta dei sindacati; sul conflitto di interessi chiede che riguardi le piattaforme digitali come Rousseau; sull’acqua pubblica poi, lo scontro è già in atto in Commissione Ambiente, dove al ddl Daga di M5s si oppone quello di Chiara Braga del Pd, che semmai dialoga con la Lega.

Anche Andrea Orlando ha detto che “le misure utili al Paese vanno sempre affrontate”, salvo poi aggiungere, a proposito delle cinque proposte di M5s: “E’ così scoperto il fatto che si tratta di una strategia pre-elettorale che neanche i bambini ci cascano”. Poi sono arrivate le parole di Luigi Di Maio che hanno chiuso, almeno formalmente, il discorso: “I temi che ho lanciato ieri sono nel contratto di governo ma credo che bisogna accelerare su quei temi. E’ chiaro ed evidente che gli interlocutori sono le forze di governo. Poi se il Pd vuole votare quelle proposte avrà l’occasione di redimersi”.

Immediate le repliche indignate dei Dem: prima degli ex renziani (Luca Lotti, Dario Parrini, Maria Elena Boschi, Luciano Nobili), poi anche dagli altri (Matteo Orfini, Maurizio Martina), fino agli “zingarettiani” (Roberto Morassut, Barbara Pollastrini). “Una tempesta in un bicchier d’acqua” definisce Zingaretti il dibattito nato dopo l’intervista a Delrio.

In casa M5s tuttavia si accarezza un altro tipo di dialogo, più tra elettorati che non tra dirigenti: un dialogo che potrebbe partire proprio dai ballottaggi alle comunali in Sicilia visto che – sarebbe il ragionamento – l’elettore dei 5 stelle è comunque più vicino ideologicamente a quello del Pd e non a quello del centrodestra Il segretario Dem, Davide Faraone, lo esclude: “Il M5S se lo conosci lo eviti”, anche perché nel puzzle delle alleanze nelle diverse città dell’Isola, il Pd semmai ha dialogato con Fi e Udc, tanto da sostenere in alcuni casi lo stesso candidato.

Giovedì Zingaretti riunirà per la prima volta la segreteria provvisoria allargata a deputati e senatori che si occupano del Def, per mettere a punto cinque proposte precise, con tanto di copertura finanziaria, da inserire nella risoluzione che il Pd presenterà in Aula sul Def: scuola, sanità, investimenti pubblici e aumento dei salari medio-bassi, grazie a un forte taglio permanente del cuneo fiscale. E naturalmente un accordo con le parti sociali sul salario minimo.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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