Leonardo, il mondo lo celebra a cinquecento anni dalla morte

Visitatori alla mostra su Leonardo.
Visitatori alla mostra su Leonardo. (ANSA/AP Photo/Alessandra Tarantino)

ROMA. – Con i suoi 22 metri di lunghezza per un arco che ne misura 24, la gigantesca balestra da quattro tonnellate e mezzo costruita su suo progetto dall’ingegner Giuseppe Manisco fa bella mostra di sé sul lungomare di Trani. E’ l’unica funzionante che c’è al mondo, sottolineano orgogliosi dalla cittadina pugliese, e la dimostrazione arriverà in serata quando una scenografica palla di fuoco verrà lanciata nelle acque blu di quel tratto di mar Tirreno.

Un po’ esibizione un po’ festa, un po’ orgoglio del genio italiano, l’evento di Trani è solo un esempio del fitto calendario di mostre, rassegne, convegni, incontri pensati per rendere omaggio al genio di Leonardo, nel giorno in cui ricorrono i 500 anni dalla sua morte.

E se la Francia, dove Leonardo ha vissuto i suoi ultimi anni e dove è morto, si prende la scena dei festeggiamenti più istituzionali con i capi di Stato a rendergli onore ad Amboise, in Italia, da nord a sud è tutto un fiorire di iniziative, letture colte (come la lectio magistralis di Claudio Magris all’Università di Firenze) che si aggiungono alle scoperte – immancabili come sempre avviene in questo tipo di anniversari – ma anche di dibattiti e polemiche.

In qualche caso persino di provocatorie boutade, come quella del critico Vittorio Sgarbi che a Roma fa sbiancare il ministro dell’istruzione Bussetti definendo proprio lui, il grande Leonardo, “un fannullone di talento” anzi, “uno che cercava il reddito di cittadinanza” genio sì, “ma dell’imperfezione”, uno che nella vita è stato ingegnere, artista, filosofo, pittore, architetto, scultore, “ma che era un fallito in tutte queste arti”, pittore “modesto ma utile”.

Tant’è, se all’Accademia dei Lincei si prepara un anno corposo di studi e di esposizioni in suo nome con la messa in mostra dal 3 autunno a Villa Farnesina di un disegno giovanile che da tempo non era più possibile ammirare (“Studio di un panneggio per una figura inginocchiata”) e agli Uffizi si annuncia la pubblicazioni di 4 francobolli con immagini ripresi dal celeberrimo Codice, da Londra rimbalza la notizia della scoperta nella collezione della Regina Elisabetta del ritratto di un giovane uomo barbuto e pensoso che secondo Martin Clayton, uno dei responsabili della Royal Collection potrebbe essere addirittura un autoritratto giovanile di mano dello stesso di Leonardo.

Se l’attribuzione verrà confermata si vedrà, intanto quello schizzo si potrà presto ammirare -dal 24 maggio al 13 ottobre – insieme ad altre 200 opere leonardesche della collezione reale, in una mostra allestita nella Queen’s Gallery di Buckingham Palace. E non sarà la sola curiosità di questo anno leonardesco costellato di mostre anche molto importanti, alcune già aperte da tempo come quella che si può visitare fino a giugno a Roma alle Scuderie del Quirinale (La scienza prima della scienza).

Risale a due giorni fa l’annuncio del leonardista Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale di Vinci, che afferma di aver ritrovato in una collezione americana una ciocca di capelli del grande Leonardo, sottratti nell’800 dalla tomba del genio insieme ad un anello di bronzo. Reperto di grande importanza sostiene lo studioso (che oggi ha mostrato alla stampa i resti di quei capelli) perché potrebbe portare “a sequenziare il dna del genio e a fare chiarezza anche sui resti conservati nella tomba di Amboise”. Chissà. Dagli Uffizi il direttore Eike Schmidt scuote la testa e stronca ogni speranza, convintissimo che si tratti di un fake, l’ennesimo quando si tratta di grandi celebrità: “Per carità, non ci crede nessuno”.

(di Silvia Lambertucci/ANSA)

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