Evita, un mito intramontabile a cent’anni dalla nascita

Medaglione d'argento con l'effige di Evita
Evita, un mito intramontabile a cent'anni dalla nascita. ANSA/Leo La Valle

BUENOS AIRES. – María Eva Duarte de Perón, per il mondo Evita, ha vissuto una vita breve, di soli 33 anni, ma di una intensità impressionante, che ha lasciato un segno profondo nella vita politica e sociale di un intero Paese, come dimostrato dal fervore che ha accompagnato i preparativi per la commemorazione del centenario della nascita, il 7 maggio 1919.

Da giorni i media ricordano l’inaugurazione di mostre, il lancio di opere editoriali, le opere teatrali e i dibattiti, la presentazione di opere d’arte e sculture e, per gli amanti della cucina, perfino l’offerta di un menù speciale nel ristorante ‘El Santa Evita’ nel quartiere di Palermo a Buenos Aires.

Le sue origini non lasciavano immaginare quello che sarebbe accaduto poi. Eva Duarte Nasce a Los Toldos, in provincia di Buenos Aires. Con sua madre Juana Ibarguren e i suoi quattro fratelli forma la “famiglia irregolare” di Juan Duarte, proprietario terriero che muore quando la futura Evita ha appena sei anni. Insoddisfatta della vita modesta a Junín, dove i suoi si sono trasferiti, a 15 anni decide di emigrare a Buenos Aires per diventare attrice.

Senza risorse, affronta una sfida impossibile. Invece ce la fa e grazie alle armi di cui dispone, fra cui un fascino magnetico, scala posizioni nel mondo dello spettacolo. Ma il suo destino le riserva altro. Nel gennaio 1944 conosce il colonnello Juan Domingo Perón, che la corteggia. E’ l’inizio di una ascesa vertiginosa, perché nel giro di due anni diventa la consorte dell’ufficiale e quindi dell’uomo che nel febbraio 1946 vince le elezioni presidenziali. A 27 anni, tocca già il cielo con un dito, ma non si ferma.

Si lancia in politica (ottiene il voto alle donne), e sviluppa una vasta attività di assistenza sociale. La ribattezzano ‘Abanderada de los Humildes’ (Portavoce degli umili) e ‘Madre de los Descamisados’ (il nomignolo dei sostenitori di Perón). Ignara che la sorte le riserverà solo altri sei anni di vita (muore infatti di cancro all’utero nel luglio 1952), riesce a creare e consolidare il suo mito, immortalato perfino in un musical, diventato film con Alan Parker nel 1996 con Madonna come interprete.

“Evita – chiarisce all’ANSA Santiago Farrell, autore del volume ‘Peronismo – Come spiegare l’inesplicabile’ – è stata il volto del ‘welfare state’ che fiorì in Argentina nel 1946, prima del suo sviluppo in Europa. Quei nuovi diritti per la gente non venivano da uno Stato spersonalizzato, ma dalla sensibilità del governo (‘Perón rispetta le promesse, Evita dà loro dignità’)”. Per Farrell le posizioni di Evita, ideologicamente più progressiste di quelle ‘paternaliste’ del marito, hanno nutrito movimenti duri, di stampo socialista radicale, che scavalcano a sinistra Perón, come i Montoneros.

Oggi quegli slogan hanno perso attualità, ma ‘Evita’ “resta onnipresente nell’iconografia peronista. Ed è evidente il desiderio della ex presidente peronista Cristina Kirchner di candidarsi a erede di Evita. E nel suo recente libro, ‘Sinceramente’, ci sono varie menzioni e paragoni fra le due figure”.

Per molti anni dopo la morte le spoglie di Evita non ebbero pace. I militari che deposero Perón nel 1955 volevano cremare il cadavere imbalsamato della moglie, che invece, con l’avallo del Vaticano, venne sepolto per 16 anni sotto falso nome a Milano. Perón, con lo zampino di Licio Gelli, fece portare le spoglie a Madrid dov’era in esilio, per poi trasferirle in Argentina. E ogni giorno migliaia le venerano nel cimitero della Recoleta, a Buenos Aires.

(di Maurizio Salvi/ANSA)