Bulli sempre più giovani e soli, genitori assenti

Bullismo contro i professori
Bullismo contro i professori (GettyImages)

ROMA. – Sempre più giovani e sempre più soli: i nuovi bulli sono adolescenti su cui pesa l’assenza dei genitori. Non aggrediscono per mimare quello che vedono nei videogiochi, ma piuttosto utilizzano la realtà digitale per sfogare la rabbia che hanno dentro. Una rabbia che in alcuni casi, come di recente a Manduria, Bologna e a Reggio Calabria, prendono di mira chi è più fragile.

“Atti di bullismo da branco – spiega all’ANSA Federico Tonioni, esperto di cyberbullismo e dipendenze in età dello sviluppo presso la Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma – ci sono sempre stati, è un fenomeno antico perché l’aggressività purtroppo è un elemento costitutivo dell’essere umano. Probabilmente prima non venivano alla luce, mentre adesso se ne parla di più, si fanno emergere, c’è una risonanza mediatica diversa. Quel che è certo è che si abbassa in modo sempre più preoccupante l’età di questi bulli, come d’altronde vediamo che si abbassa l’età media per qualsiasi cosa, sia per quanto riguarda la maturità e le capacità cognitive, che per la scoperta della sessualità o per episodi di violenza che rasentano la follia”.

Ma cosa c’è dietro? Spesso rabbia e molta solitudine. “In molti casi – prosegue lo psichiatra – pesa l’assenza genitoriale, che inizia quando i figli sono piccolissimi. Abbiamo sempre più spesso ragazzi ‘allevati’ dai tablet, con genitori che fanno presto a sentirsi in colpa, ma hanno difficoltà a sentirsi responsabili”.

Non c’entrano, invece, i videogiochi violenti. “Sarebbe una semplificazione pensare che possa bastare eliminare l’esposizione a questi. I ragazzi sanno perfettamente che differenza c’è tra realtà digitale e quotidianità, molto più di quanto non immaginiamo. Anzi, i videogiochi sono detonatori, e non causa, della rabbia accumulata prima”.

Una rabbia accumulata anche nelle relazioni con i più grandi, che spesso impongono ubbidienza senza contrattare regole, prosegue l’esperto. “Gli adulti, genitori ed educatori, non dovrebbero mai imporre controllo e repressione, ma la fiducia deve essere la parola d’ordine. Le regole sono necessarie, ma non vanno imposte creando un rapporto di ubbidienza, bensì concordate in due, tenendo conto che di fronte si ha comunque una persona”.

La paura della propria fragilità, infine, è una caratteristica di chi mette in atto atteggiamenti persecutori verso gli altri. “Spesso – conclude Tonioni – ci si nasconde dietro l’aggressività ai danni dei più fragili per mascherare la propria paura di sentirsi deboli”.

(di Livia Parisi/ANSA)

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