Rete suore: “In Italia grave la situazione della tratta della prostituzione”

La campagna "Nuns healing hearts", una foto della mostra fotografica di scatti realizzati dalla fotografa statunitense Lisa Kristine.
La campagna "Nuns healing hearts", una foto della mostra fotografica di scatti realizzati dalla fotografa statunitense Lisa Kristine.

CITTA’ DEL VATICANO. – “La situazione in Italia è grave e complessa non solo per le donne, anche per gli uomini, anche se principalmente per le donne. Negli ultimi anni siamo riuscite a mettere abbastanza in evidenza quello che è il dramma delle ragazze soprattutto provenienti dall’Africa, dall’Africa sub-saharina e la Nigeria in particolare che è il primo Paese. L’Italia è uno dei Paesi di entrata in Europa dello sfruttamento sessuale, di fatto continuano le ragazze dall’Est europeo che sono veramente tante”.

Lo dice, in un’intervista all’ANSA, suor Gabriella Bottani, coordinatrice della Rete internazionale anti-tratta Talitha Kum, che oggi, assieme a papa Francesco, ha lanciato la campagna “Nuns healing hearts” grazie anche ad una mostra fotografica di scatti realizzati dalla fotografa statunitense Lisa Kristine. La campagna, lanciata per i dieci anni della Rete, ha lo scopo di mostrare “il volto reale di una realtà nascosta e ingiusta, mostrando gli sforzi, le sofferenze e la gioia delle suore coinvolte in questo lavoro”.

La mostra fotografica è stata realizzata in collaborazione con la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano integrale con il patrocinio della Fondazione Galileo. “Lo sfruttamento sessuale – spiega la comboniana Bottani rispetto all’Italia – è un mercato, purtroppo di sfruttamento, che rende una quantità esagerata di soldi, e quindi è anche difficile contrastarlo. E poi in Italia abbiamo tutta la realtà della tratta per accattonaggio, per sfruttamento lavorativo, con il caso del caporalato nel Sud Italia”.

“La mostra presenta la realtà della Sicilia – aggiunge – dove diverse suore della Rete sono impegnate da anni soprattutto nel visitare le ragazze che sono sfruttate sulla strada ma anche nei centri di accoglienza dove insieme cerchiamo di ricostruire la vita”.

Ci sono dati su quante ragazze riescono a uscire dalla tratta? “No, una statistica non c’è. Sono diverse ma non è un cammino facile, è un cammino doloroso e lo scoglio, il blocco che troviamo è quando iniziano il percorso per l’inserimento sociale. Poi di fatto non c’è un lavoro e non avendo la possibilità di un lavoro dignitoso e di ricostruirsi la vita attraverso anche una entrata economica che lo possa garantire, questo diventa uno dei motivi che riproduce vulnerabilità e rende le ragazze di nuovo vittime dello sfruttamento sessuale”.

“Abbiamo storie molto belle – racconta comunque -, una donna che ho incontrato proprio accompagnando Lisa Kristine in questo progetto. Lei è stata trovata in carcere da una suora che lavorava nel servizio carcerario e si sono rese conto che era un caso di tratta. La comunità di queste religiose l’ha accolta ed è iniziato un processo. Adesso lei è educatrice e mediatrice culturale e si prende cura delle altre donne”.

(di Nina Fabrizio/ANSA)