Gran Sasso rischia la chiusura, tensione Mit e Strada dei Parchi

L'ingresso del traforo del Gran Sasso sull'autostrada A24
L'ingresso del traforo del Gran Sasso sull'autostrada A24, 05 maggio 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

L’AQUILA. – Traforo del Gran Sasso a rischio chiusura, dalla mezzanotte di domenica 19 maggio, alla luce di una inchiesta in corso alla Procura di Teramo che vede coinvolta anche la concessionaria della A24. E sale la tensione tra il ministero delle Infrastrutture e Trasporti (Mit) e Strada dei Parchi spa. Con un botta e risposta a distanza che ruota attorno alla minaccia di revoca della concessione se la società andrà avanti con l’intenzione di chiudere, respinta al mittente perché non ci sarebbero “le condizioni”.

Martedì, fanno sapere dal Mit, ci sarà un vertice con la società. Anche se non si esclude che il nodo del tunnel che, se chiuso, dividerebbe a metà l’Italia centrale, possa essere affrontato già lunedì , nel corso di un incontro fissato alle 17,00 con la concessionaria per la questione del piano finanziario. Secondo quanto ribadiscono dal Mit, la chiusura del traforo del Gran Sasso rappresenterebbe una “procurata interruzione di pubblico servizio che equivarrebbe a un inadempimento” grave da parte della società, concessionaria delle autostrade A24 e A25, che potrebbe portare alla “revoca immediata della concessione”, evocata nei giorni scorsi dal sottosegretario M5s Gianluca Vacca.

Strada dei Parchi fa sapere che il Mit era già informato dal 5 aprile della decisione e che in quella occasione non aveva fatto obiezioni. “Strada dei Parchi non ha competenza, il Governo ci ha detto di stare fermi. Noi abbiamo scritto: ‘guardate che dobbiamo chiudere’, il Governo non ci ha detto nulla in contrario. Sarebbe singolare se ora ci revocasse la concessione”, puntualizza il vicepresidente della concessionaria, Mauro Fabris. La concessionaria “non può quindi proporre nessuna soluzione alternativa perché siamo stati interdetti a compiere qualsiasi azione e al tempo stesso – ricorda Fabris – siamo rinviati a giudizio. Non si può chiedere ad una società di rischiare ulteriormente dal punto di vista penale laddove lo Stato, che ne è titolare, non interviene”.

L’emergenza stop del tunnel nasce nel momento in cui la Procura di Teramo, ed è lo stesso Fabris a ricostruire la vicenda, ha rinviato a giudizio i vertici di Strada dei Parchi, dei Laboratori del Gran Sasso e dell’acquedotto Ruzzo Reti. Questo per un incidente avvenuto nel 2017 che ha riguardato l’inquinamento delle acque. “Strada dei Parchi non ha il potere di intervenire nella situazione che c’è e che richiederebbe l’impermeabilizzazione della galleria con una spesa che si aggira intorno ai 170 milioni. Il ministero ci ha risposto che noi non dobbiamo intervenire”.

E l’unico provvedimento possibile resta “chiudere la galleria per evitare nuove accuse”. Sull’emergenza Traforo, fonti del Mit ricordano poi che presto sarà nominato un commissario per il rischio idrogeologico del Gran Sasso e sarà presentato un emendamento al decreto Sblocca cantieri.

Intanto dall’Abruzzo si intensifica il pressing contro la chiusura. Il presidente dei balneari (Sib Abruzzo), Riccardo Padovano, lancia l’allarme per il turismo della costa Teramana proprio a ridosso dell’inizio della stagione estiva mentre il presidente regionale della Cna Abruzzo, Savino Saraceni, ironicamente sottolinea che “si pensa alla chiusura dei porti mentre servirebbe che qualcuno si occupasse, più semplicemente, di tenere aperte le autostrade” e parla di viabilità da “far west” con un’Italia spaccata in due in caso di stop del tunnel. Sul tavolo anche la questione sicurezza e caro pedaggi per la A24 e A25. I sindaci e gli amministratori di Lazio e Abruzzo hanno annunciato una manifestazione a Roma per il 15 maggio.

(di Elisabetta Guidobaldi/ANSA)