Caso Rixi, Tav, conti, famiglie: dove il governo rischia

Il premier Giuseppe Conte, ai suoi lati i vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Governo
Il premier Giuseppe Conte, ai suoi lati i vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

ROMA. – Nove giorni di campagna elettorale all’arma bianca: poi, dal 27 maggio, il rischio è che arrivi la vera tempesta. Il governo giallo-verde viaggia sul filo del voto alle Europee e, dal minuto dopo la chiusura delle urne, le occasioni per cui possa deflagrare non mancheranno. Il punto è come, chi, e su cosa far cadere il castello giallo-verde.

I casus belli sono numerosi e, se davvero la frattura tra Lega e M5S non sarà più componibile, sono tutti concentrati tra la fine di maggio e la prima metà di giugno: dalla sentenza attesa sul sottosegretario Edoardo Rixi alla chiusura del dossier Tav, fino al rischio di un intervento a gamba tesa sui conti della commissione Ue, atteso il 5 giugno. Con un’appendice: quel decreto famiglia su cui Luigi Di Maio avverte che “si regge il futuro del governo”.

Il problema, per Matteo Salvini e Di Maio, sarà a chi “lasciare il cerino” della crisi. Con il primo che già da giorni forza su Flat tax, autonomia e grandi opere e il secondo che ha già diramato il suo aut-aut sulle inchieste: “il governo dura se la Lega caccia i corrotti e, se Rixi sarà condannato deve essere allontanato”.

Molto dipenderà anche dall’esito delle Europee. Il M5S punta a superare abbondantemente il 20% – confortato anche dagli ultimi sondaggi – e a non cedere il passo al Pd. Provando, allo stesso tempo, a restringere al massimo la forbice con la Lega. Salvini punta a rendere la sua possibile vittoria un trionfo, presentando subito dopo il conto all’alleato. Conto che potrebbe anche non innescare il ritorno repentino alle urne.

L’impressione, corroborata dai rumors che circolano nella maggioranza, è che Salvini potrebbe anche inizialmente chiedere un corposo rimpasto, magari giocando su eventuali fuoriuscite dal tema dell’esecutivo in direzione Bruxelles. E lì andrà registrata la reazione del Movimento. Di certo, se ad essere messo in dubbio sarà il premier Giuseppe Conte i giorni del governo rischiano di essere contati.

Il premier, nel frattempo, cerca di tenere bassi i toni. Sceglie di non rispondere, a microfoni aperti, all’attacco frontale del ministro dell’Interno sul caso Sea Watch. E, sotterraneamente, lavora per dirimere l’ultimo incrocio pericoloso prima del 26: il Cdm chiamato a varare il decreto sicurezza bis e il decreto famiglia. Sul primo provvedimento, ieri, c’è stato lo stop non solo dei tecnici del M5S ma anche di quelli di Farnesina e Palazzo Chigi. Sul secondo Di Maio ha deciso di giocare il jolly: “In questo governo possiamo dividerci su tutto, ma non sulla famiglia, è in gioco la tenuta del governo”, avverte.

Ma la Lega punta a rendere operativo il pacchetto del ministro Lorenzo Fontana al dl crescita mentre un documento della Ragioneria, circolato in pre-consiglio, segnala delle criticità per le coperture al dl Di Maio. Lo scontro è aperto. Un nuovo pre-consiglio è previsto lunedì prima dell’eventuale Consiglio dei ministri, che potrebbe avere luogo almeno nel tardi pomeriggio. Lega e M5S hanno un weekend per trovare una quadra sui loro due decreti. Ma, senza un accordo, è tutt’altro che escluso che Conte opti per tenere fuori i due provvedimenti dal Cdm, lasciando da parte, per una volta, l’ennesimo incendio pre-elettorale.

(di Michele Esposito/ANSA)

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