Giro d’Italia: Ewan vola sull’Adriatico, i big pensano alla crono

L'australiano Caleb Ewan della Lotto Soudal taglia il traguardo di Pesaro davanti a Viviani.
L'australiano Caleb Ewan della Lotto Soudal taglia il traguardo di Pesaro davanti a Viviani. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

PESARO. – La prima parte del 102/o Giro d’Italia di ciclismo si conclude nel segno del maltempo, fra scrosci d’acqua, nuvole e temperature tutt’altro che primaverili. Da domani si apre un’altra fase della corsa rosa: la inaugurerà una cronometro tanto dura quanto incerta, con un arrivo in salita a San Marino. La sfida contro il tempo di quasi 35 chilometri è un rebus inestricabile, anche alla luce dell’assenza dello specialista numero uno, l’olandese Tom Dumoulin.

Oggi, intanto, il lungomare di Pesaro ha premiato lo sprint del ‘canguro’ volante Caleb Ewan, che ha battuto nell’ordine Elia Viviani – partito ancora una volta tardi – e il tedescone Pascal Ackermann, già vincitore di due tappe e maglia ciclamino in carica. Lo scatto dell’australiano è stato perentorio e ha messo la parola fine a una tappa scivolata via fra i ‘muri’ delle Marche che hanno appesantito le gambe dei corridori, tenendoli sui tizzoni per il rischio cadute. I big sono rimasti al coperto, facendosi traghettare all’arrivo dai rispettivi gregari, ma soprattutto badando a non finire sull’asfalto, in alcuni tratti davvero viscido.

I temuti rovesci non ci sono stati e Valerio Conti ha potuto conservare la maglia rosa. Il romano – salvo clamorosi e imprevisti crolli – dovrebbe indossarla anche domani dopo la cronometro: il vantaggio di 5’24” su Primoz Roglic, di 5’59” su Simon Yates e di 6’03” su Vincenzo Nibali, gli permette di partire senza particolari patemi. Il 26enne del quartiere Prenestino sa infatti difendersi anche nelle sfide contro il tempo e finirà sicuramente per limitare i danni.

Solo nei tapponi alpini o dolomitici vedrà vacillare il primato conquistato al termine della tappa di San Giovanni Rotondo. Roglic, che domani è il favorito per il successo di tappa (ha già trionfato nella prima crono, a Bologna), ha ammesso che l’avversario più “temuto è se stesso”.

Lo sloveno domani cercherà di riavvicinarsi al tetto della corsa con una prova convincente, facendo recapitare un altro messaggio alla concorrenza. Simon Yates, memore del crollo di una anno fa, finora si è visto assai poco; ha scelto di pedalare in incognita, azzerando i rischi e creando i presupposti per un finale pirotecnico.

Il Giro d’Italia è ancora troppo lungo per spremersi e lo stesso Nibali ha visto passare con sollievo i chilometri che lo separavano dalle tappe davvero pesanti, dove la corsa rosa si vince o si perde. Il ritiro di Dumoulin dopo poche tappe, quelli di Alejandro Valverde ed Egal Bernal, prima ancora che la corsa partisse da Bologna, hanno ampliato il ventaglio dei pronosticabili per il successo finale e disegnato nuovi scenari in quanto a strategie e ambizioni.

Il podio sembrerebbe scontato, ma “dove non cresce più l’erba e l’ossigeno scarseggia” – come diceva Ivan Basso – ovvero ad altissima quota, bisognerà fare i conti con il colombiano Miguel Angel Lopez e con la ‘sua’ Astana. Non un team qualunque.

(dell’inviato Adolfo Fantaccini/ANSA)

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