Conte e il Consiglio dei Ministri di lunedì: si, forse, no

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (C) con il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini (D) e il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e vicepremier, Luigi Di Maio, in una immagine d'archivio.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (C) con il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini (D) e il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e vicepremier, Luigi Di Maio, in una immagine del 06 giugno 2018. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA. – Nominare il nuovo capo della Guardia di finanza e il Ragioniere generale dello Stato. Rinviare il decreto sicurezza bis, il decreto sulla famiglia e anche l’Autonomia a dopo il 26 maggio. Dopo, si potrà discutere e mediare: ora no. Ecco perché in casa pentastellata sono convinti che il Consiglio dei ministri annunciato per lunedì, se si farà, sarà sminato. Ci penserà, assicurano, il premier Giuseppe Conte.

La riunione, annunciata, non è ancora convocata. Matteo Salvini la dà per certa e, anche se con toni più pacati, ripete che porterà al tavolo il suo decreto. M5s ribatte che l’approvazione non ci sarà. In un braccio di ferro senza ancora soluzione. Il boccino ce l’ha il presidente del Consiglio. A lui sta decidere se convocare il Cdm e cosa iscrivere all’ordine del giorno. L’ipotesi è che la riunione si tenga alle 20 di lunedì ma da Palazzo Chigi non sciolgono ancora la riserva: il rinvio non è escluso.

Nel giorno della piazza sovranista di Milano, fonti governative raccontano di “zero contatti” tra il premier e i suoi vice. Ci si parla solo a distanza, di persona ci si evita. “Con Di Maio ci incontreremo in Consiglio”, spiega Salvini ai giornalisti che si chiedono perché i due vicepremier, presenti allo stesso evento a Milano, si siano evitati. Tanto il decreto sicurezza di Salvini quanto il decreto famiglia di Di Maio sollevano dubbi tecnici. Con queste motivazioni il premier potrebbe spiegare una decisione di affrontarli dopo le europee.

Le misure del Viminale, “smontate” dai tecnici di Farnesina e Palazzo Chigi, non supererebbero – insistono fonti pentastellate – il vaglio di costituzionalità del Quirinale. Il provvedimento sulla famiglia ha coperture dubbie, secondo la Ragioneria dello Stato. Le opzioni principali al vaglio del premier sarebbero al momento due: tagliare fuori entrambi i decreti dall’ordine del giorno o avviare la discussione ma senza approvarli.

Di Maio dice che il suo provvedimento è urgente ma può andare nel primo Cdm “utile” (anche dopo le europee, spiegano i suoi). Salvini fa sapere a Conte che il suo testo si può “migliorare, emendare” ma “è pronto” (lui lo porterà perché sia approvato, dice la Lega). Dietro, c’è un braccio di ferro tutto politico. Il M5s non vuole concedere alla Lega di fare del Cdm una “passerella elettorale”, su un tema sensibile come la sicurezza: noi non intendiamo fare passerelle sul tema della famiglia, aggiungono.

Stesso schema sulla famiglia: la Lega non esclude un blitz per portare il tema in Cdm lunedì, il M5s fa muro. Il Forum per la famiglia va in pressing: “valutiamo una class action”, il miliardo promesso da Di Maio a copertura del suo decreto “non basta”, afferma Gianluigi De Palo.

Ma lunedì in Cdm potrebbe arrivare solo un pacchetto di nomine. Quasi sicura è la scelta alla guida della Ragioneria generale di Biagio Mazzotta, ora vice dell’uscente Daniele Franco. Più controversa la scelta di Alessandra Dal Verme per guidare il nuovo dipartimento per gli Investimenti voluto da Giovanni Tria al Mef. Al vertice della Guardia di Finanza, sembra destinato ad arrivare il generale di corpo d’armata Giuseppe Zafarana, attuale comandante interregionale dell’Italia centrale. Il suo nome avrebbe il via libera della Lega e troverebbe consensi anche nel M5s: salvo sorprese, dovrebbe avere la meglio sull’altro candidato, il generale di corpo d’armata Edoardo Valente.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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