Attacco contro i turisti vicino alle piramidi del Cairo

Ufficiali della polizia egiziana parlano con un gruppo di turisti dell'autobus investito dalla bomba.
Ufficiali della polizia egiziana parlano con un gruppo di turisti dell'autobus investito dalla bomba. EPA/MOHAMED HOSSAM

IL CAIRO. – Pur causando solo una mezza dozzina di feriti leggeri, l’ombra del terrorismo è tornata a colpire il turismo in Egitto facendo esplodere una bomba al passaggio di un bus di viaggiatori sudafricani nei pressi delle piramidi del Cairo. Il bilancio fornito ufficiosamente dal governo é di “alcuni feriti leggeri” di cui tre “trattati in ospedale per precauzione”. Grandi media panarabi come Al Jazeera e Sky News Arabiya riferiscono invece di 17 feriti fra cui 7 turisti sudafricani, cifra non confermata dalla sicurezza egiziana che limita a 5 gli stranieri coinvolti.

L’ordigno è stato fatto esplodere sul ciglio di una strada nei pressi di uno svincolo che dista poco più di un chilometro dalla piramide di Cheope, una delle tre del complesso archeologico che include la celeberrima sfinge e attrae tutti i turisti che passano per il Cairo. Ad analoga distanza c’é il Grande Museo Egizio (Gem) in costruzione per rilevare il testimone da quello di piazza Tahrir con apertura prevista per l’anno prossimo.

I ferimenti sono stati causati dai vetri del bus andati in frantumi per l’esplosione, la quale è stata comunque forte dato che ha distrutto un basso muro di cemento. Oltre al pullman, su cui viaggiavano 25 turisti sudafricani, è stata danneggiata almeno anche un’auto: circostanza che, assieme alla valutazione della gravità delle lesioni, forse spiega le incongruenze sui numeri di feriti annunciati da autorità e dai media.

L’attentato, almeno in prima serata, non era stato rivendicato. Si tratta comunque del secondo compiuto nella stessa zona turistica in meno di cinque mesi: a dicembre tre turisti vietnamiti e una guida turistica erano rimasti uccisi per l’esplosione di un rudimentale ordigno avvenuta, anche in quel caso, al passaggio di un bus di vacanzieri.

Si conferma dunque che nel mirino del terrorismo di matrice islamica che insidia l’amministrazione del presidente Abdel Fattah al-Sisi c’é un settore dell’economia, il turismo, che da solo genera un quinto (20% secondo recenti stime) del Pil egiziano. Un comparto che da due anni si sta riprendendo dopo il crollo degli arrivi di turisti dai 14,7 milioni del 2010 (l’anno prima della caduta del presidente-autocrate Hosni Mubarak) ai 5,4 milioni di 2016 (l’anno dopo dell’esplosione del charter russo sui cieli del Sinai dell’ottobre 2015 con 224 morti, rivendicata dall’Isis).

E’ almeno fin dai tempi di Mubarak che il turismo è preso di mira dal terrorismo: Metrojet a parte, i peggiori attentati di questo tipo restano le bombe di Sharm el-Sheikh del 23 luglio 2005 rivendicate da al-Qaida (88 morti, tra cui sei italiani, e 110 feriti) e la sparatoria a un tempio di Luxor del novembre 1997 (58 turisti e quattro egiziani uccisi). Oltre all’Isis, impegnato soprattutto in una guerra a bassa intensità nel Sinai nord-orientale, sono attive in Egitto anche altre sigle dell’estremismo jihadista a volte contiguo alla Fratellanza musulmana messa al bando proprio per questo motivo dopo le defenestrazione del presidente islamista Mohamed Morsi nel 2013.

(di Rodolfo Calò/ANSA)

Lascia un commento