Conte convoca il Consiglio dei Ministri, ma è braccio di ferro sui decreti

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte interviene durante un dibattito.
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. (ANA)

ROMA. – Il via libera arriva in tarda serata: Giuseppe Conte decide di riunire il Consiglio dei ministri. Il premier prova fino all’ultimo a sminare l’ultima riunione prima delle europee. La sua idea sarebbe quella di portare al tavolo solo la nomina del capo della Guardia di Finanza e del nuovo Ragioniere generale dello Stato. Sui nomi, Giuseppe Zafarana per la Gdf e Biagio Mazzotta per la Ragioneria, l’accordo sembra reggere: si può procedere.

Ma la pressione di Matteo Salvini, soprattutto dopo lo sbarco della Sea Watch 3, è fortissima e così sembra maturare l’estrema mediazione. Dovrebbero approdare sul tavolo del Cdm anche i decreti su sicurezza di Salvini e famiglia di Di Maio: per entrambi, però, ci potrebbe essere solo un primo passaggio preliminare, senza approvazione. Fino a sera, quando Salvini riceve un informale via libera dal premier, i ministri si interrogano. Hanno tenuto libera l’agenda per un Cdm serale.

Gli staff dei ministeri sono pronti a un preconsiglio dei ministri alle 15, per preparare il Cdm delle 20. C’è anche l’ipotesi di una doppia riunione, con due ordini del giorno diversi: prima andrebbero le nomine e le leggi regionali in scadenza, poi il passaggio dei due decreti. Da Palazzo Chigi però non trapelano dettagli, solo la conferma che una riunione ci sarà. Il presidente del Consiglio tace. Dal suo staff annunciano una visita a sorpresa di Conte alle zone terremotate.

Sabato a Roma erano scesi in piazza i cittadini del centro Italia, per sollecitare interventi. Il premier, fedele all’intenzione di tenersi fuori da una campagna elettorale che vede i suoi vicepremier nel ruolo di acerrimi nemici, ha tenuto libera l’agenda dell’intera settimana. Ma decide di andare a incontrare i sindaci del reatino e dell’Umbria, a raccontare cosa il governo sta facendo, a raccogliere la loro insofferenza. Tornerà a Roma nel pomeriggio e affronterà i suoi ministri.

Dopo aver subito lo sbarco dei 47 migranti dalla nave Sea Watch 3, Salvini pretende che il suo decreto sicurezza bis, già bocciato dall’Onu oltre che dai tecnici di Chigi e della Farnesina, arrivi in Cdm. Fa sapere di essere pronto a modifiche. Gli andrebbe bene, secondo fonti qualificate, anche un primo passaggio solo formale, senza l’approvazione del provvedimento. Se così non sarà, è pronto ad attaccare il premier e Di Maio. Ma secondo fonti pentastellate per il decreto Salvini correzioni formali non possono bastare: va rivisto in toto.

Un via libera definitivo viene escluso da più fonti qualificate: troppi, spiegano i pentastellati, i dubbi sul testo. In ogni caso, per tutta risposta, Di Maio porterà anche il suo decreto per la famiglia, per il quale la Ragioneria dello Stato ha evidenziato dubbi di coperture. La discussione rischia di farsi tutta politica, diventare scontro.

Nelle tensioni della vigilia, finisce nel mirino anche la decisione del ministro Giovanni Tria di proporre al Consiglio dei ministri l’istituzione di un dipartimento per gli investimenti al ministero dell’Economia. Alla guida vorrebbe indicare Alessandra Dal Verme, poco gradita ai gialloverdi anche perché cognata di Paolo Gentiloni. La richiesta di M5s e Lega sarebbe quella di rinviare una decisione e approvare in Cdm solo le nomine su cui l’intesa sarebbe già stata raggiunta, quella di Zafarana alla guida della Gdf e di Mazzotta per la Ragioneria.

(di Serenella Mattera/ANSA)