Mattarella: “La Repubblica mira a sanare le fratture”

Il Presidente Sergio Mattarella alla Sapienza Università di Roma,durante la cerimonia di intitolazione dell’Aula XIII a vent’anni dall’assassinio di Massimo D’Antona. (Ufficio Stampa Quirinale)

ROMA. – Il 20 maggio di venti anni fa “una banda di killer sanguinari aveva eletto D’Antona a simbolo dell’azione riformatrice e quindi della cultura democratica”. Era successo questo quando i colpi di una calibro 38 raggiunsero il professore a pochi passi da dove abitava. A ricordarlo il capo dello Stato, Sergio Mattarella, prendendo la parola alla cerimonia per l’intitolazione al giuslavorista di un’Aula della Sapienza nella “sua” facoltà, quella di Scienze politiche.

Un’occasione per riaffermare i compiti della Repubblica, che, scandisce Mattarella, “ha l’obiettivo di colmare le fratture che si aprono nella società”. Al contrario, prosegue, di chi “detesta la democrazia”, il cui scopo, invece, sta nell’allargare le spaccature affinché “diventino conflitti insanabili”. Oggi c’è un’altra Italia, “il terrorismo è stato sconfitto”, ma, avverte Mattarella, “le minacce alla democrazia cambiano”. Ecco che è bene “costantemente rammentare che vi è un patrimonio di valori e di istituzioni che va sempre difeso insieme”.

E per il capo dello Stato è proprio questo il messaggio “contenuto nell’esperienza e nell’insegnamento di Massimo D’Antona”. La mattina del 20 maggio del 1999, quando venne ucciso l’esperto che aveva collaborato con il Governo per la riforma del lavoro, “sembrava che fosse ormai scomparso il cancro del terrorismo brigatista”, spiega Mattarella. E invece non era così, tanto che dopo tre anni le nuove Br rivendicarono un altro omicidio, quello di Marco Biagi.

Il ricordo di D’Antona, per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, è d’aiuto in un’epoca caratterizzata “dall’urlo e dall’indistinto vociare”. La Cisl, con Annamaria Furla, mette l’accento sull’impegno del professore nel sostenere il “dialogo”. Lo stesso vale per il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, che lo indica come un “punto di riferimento”. Hanno ricordato il giuslavorista anche i presidenti di Camera, Roberto Fico, e Senato, Maria Elisabetta Casellati.