Ocse: Italia ferma nel 2019, deficit verso 3% nel 2020

Il ministro dell'Economia Giovanni Tria spiega la manovra ai commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis. Bankitalia
Il ministro dell'Economia Giovanni Tria spiega la manovra ai commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis. (ANSA)

PARIGI. – Nuovo campanello d’allarme dell’Ocse sull’Italia. Il Pil del nostro Paese – indicano le stime delle Prospettive Economiche presentate a Parigi – sarà pari a zero nel 2019 e resterà “modesto”, allo 0,6%, nel 2020. Previsioni che non convincono il ministro dell’Economia, Giovanni Tria presente nella capitale francese. “Nella seconda parte dell’anno – ha detto in una intervista – potremo avere una ripresa più forte e dipende anche da quanto riusciamo a creare fiducia negli investitori e fiducia nei risparmiatori, che così possono utilizzare più reddito per i consumi”. “Per questo – ha aggiunto – non bisogna creare allarmi per il futuro”.

Nella scheda consacrata all’Italia dell’Economic Outlook si legge che la “bassa crescita e l’aumento della spesa” voluta dal governo giallo-verde – in particolare, con il Reddito di Cittadinanza e Quota 100 – gonfieranno il rapporto deficit/Pil dal 2,1% del 2018 al 2,4% del 2019 al 2,9% del 2020, portando il debito pubblico al 135% del Pil nello stesso anno. Sottolineando che il “forte aumento” della spesa sociale “contribuirà a ridurre la povertà”, l’Ocse aggiunge che questa “dovrebbe essere equa tra generazioni e al tempo stesso promuovere l’occupazione”.

Anche perché, nel nostro Paese, la situazione del mercato del lavoro rimane preoccupante, con un numero di senza lavoro, specie tra “donne e giovani”, che resta “alto” e che ha “smesso di diminuire”. Per l’Ocse, la disoccupazione dovrebbe, anzi tornare a crescere, dal 10,6% del 2018, all’11,7% del 2019 al 12,3% del 2020. Per ovviare a questa tendenza, l’organismo avanza una serie di misure, tra cui il “rafforzamento dell’incentivo al lavoro”, anche attraverso una modifica che punti a “riequilibrare il reddito di cittadinanza”, si legge nel documento.

Alla fragilità italiana contribuisce anche “la debolezza della domanda esterna e le tensioni commerciali che danneggiano l’export” mentre “il peggioramento della fiducia delle imprese e la bassa domanda pensano sull’investimento privato”.

L’Ocse evoca inoltre i rischi legati all'”incertezza politica”, ma anche alla possibilità di un “nuovo scontro con la Commissione Ue” sulla manovra 2020 con tutti i rischi legati ad una ulteriore impennata dello spread. “Il primo problema dell’Italia è la crescita: la questione sta nel come elevare livello di Pil e la produttività”, afferma la capoeconomista, Laurence Boone, elencando “tre punti” a suo avviso fondamentali per far ripartire il Paese. A cominciare dagli “investimenti in infrastrutture per ridurre il divario tra regioni”. Ma anche in “istruzione, ovunque e per tutti, incluso per coloro che sono già in età lavorativa”.

Terzo punto, per la n.2 dell’Ocse, una ulteriore riduzione e semplificazione dell’amministrazione pubblica oltre che l’instaurazione di un “quadro stabile” in materia “legale, regolamentare, fiscale e giudiziaria”. Un appello viene inoltre rivolto a tutti i Paesi Ocse affinché a “raddoppino gli sforzi” per garantire il ritorno ad un’attività “piu’ forte e duratura”. Anche perché, avverte l’esperta francese, l’economia globale è “debole e rischi molto seri si profilano all’orizzonte”.

Parole in linea con quelle del segretario generale, Angel Gurria, secondo cui, senza un rientro delle tensioni commerciali, a cominciare da quelle tra Usa e Cina, la situazione potrebbe diventare “ancora peggiore dell’attuale”. Secondo l’Economic Outlook, l’economia mondiale registrerà una crescita del 3,2% nel 2019 e del 3,4% nel 2020, dopo il 3,5% del 2020. Quanto all’eurozona, dopo l’1,8% del 2018, è prevista una contrazione all’1,2% nel 2019, prima di una ripresa all’1,4% nel 2020.

(di Paolo Levi/ANSA)