Confindustria: ovazione per Mattarella, platea tiepida con governo

Il Presidente Sergio Mattarella riceve l'applauso della platea in occasione dell'intervento all’Assemblea Generale di Confindustria.
Il Presidente Sergio Mattarella riceve l'applauso della platea in occasione dell'intervento all’Assemblea Generale di Confindustria. (Ufficio Stampa Quirinale)

ROMA. – Oltre due minuti con standing ovation per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, appena 10 secondi ciascuno, anche abbastanza tiepidi, per il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio e per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Si misura tutta sul calcolo degli applausi, malgrado le cortesie reciproche e il ‘dialogo’ invocato da entrambe le parti, la distanza tra Confindustria e il governo italiano, emersa con chiarezza nel corso dell’assemblea degli industriali.

L’abituale rito di fine maggio, nel quale l’associazione imprenditoriale tradizionalmente traccia il quadro della situazione economica e delinea quale dovrebbe essere, a suo giudizio, la strada da seguire per lo sviluppo del Paese, si è aperta con il caloroso omaggio al Capo dello Stato, quasi imbarazzato di fronte a un applauso che è parso infinito e al quale si sono uniti con convinzione tutti i rappresentanti delle istituzioni, sistemati in prima fila.

Dai presidenti di Camera e Senato Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, al premier Conte, ai ministri Alfonso Bonafede, Enzo Moavero Milanesi e Giulia Bongiorno, al governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. E, naturalmente, anche il palco della presidenza, dove Vincenzo Boccia siede per l’ultima volta.

I giochi per il successore sono appena agli inizi e la past president Emma Marcegaglia esorta alla calma di fronte alle ipotesi di un ‘fronte del Nord’: “Non è positivo parlarne adesso, abbiamo tanto da fare”. Dopo l’abbraccio a Mattarella e l’inno nazionale, è stata la volta di un video che è sembrato un po’ un libro dei sogni nell’Italia di questi tempi: la voce di un uomo nato oggi che descrive il Paese di domani, fatto di eccellenze, inclusione, crescita, ambiente pulito, addirittura “motore del riscatto europeo”.

Perché, ha spiegato Boccia (citando tra l’altro il Talmud, Karl Popper e papa Francesco), l’Italia che avremo tra 20 anni “dipenderà dalle scelte che faremo noi, adesso”. E le scelte da fare “adesso” sono state elencate in un intervento più volte interrotto dal battimani della platea, in particolare alle parole ‘Tav’, ‘Europa’, ‘futuro’, ma soprattutto al ritratto delineato della stessa Confindustria, che “non è né maggioranza né opposizione”, “non siamo né popolari, né socialisti o populisti. Siamo italiani, siamo imprenditori”.

E gli imprenditori chiedono “realismo e pragmatismo” e un patto “al Governo e alle opposizioni” per “collaborare tutti insieme”. Un invito, questo, non raccolto da Di Maio e Conte (che per altro non hanno raccolto neanche altre sollecitazioni), che pur convinti della necessità di un dialogo non sono sembrati sensibili ad aperture nei confronti dell’opposizione.

(di Francesca Paggio/ANSA)

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