Siciliani siamo tutti

“E’ una frase molto siciliana”. Sembra un’espressione innocua, ma lo è solo in apparenza. Perché le parole hanno un loro peso, soprattutto quando a pronunciarle è una persona che aspira a svolgere un ruolo di rilievo nella società.

Nell’adusta aula della Camera dei Deputati, durante la cerimonia d’insediamento del Parlamento, Albert Rivera, leader di “Ciudadanos”, ha considerato il saluto di cortesia tra Oriol Junqueras, deputato eletto e attualmente impegnato in un processo che lo vede nel banco degli imputati con l’accusa di sedizione, e Pedro Sánchez, presidente del Governo, il prodromo di un patto. E all’espressione “non ti preoccupare”, pronunciata dal capo del Governo, ha dato una lettura tutta sua. Secondo Rivera, nelle brevi battute tra Junqueras e Sánchez, implicitamente si stava affermando: “tu hai bisogno dei miei scranni ed io del tuo indulto”. Ed allora non ha trovato nulla di meglio che commentarlo con una frase poco felice: “È un’espressione molto siciliana”. L’intenzione è evidente. Rivera, con quelle parole, voleva denunciare un possibile accordo politico, a suo avviso, di carattere mafioso.

Albert Rivera è il leader di “Ciudadanos”, una dei partiti conservatori più importanti del Paese. La sua ambizione è di strappare a Pablo Casado, presidente del “Partido Popular”, la leadership del centro destra. E’ quindi un politico assai influente e di prestigio.

Quella frase, apparentemente innocua, se detta in altro contesto e con un diverso significato, pronunciata da Rivera assume un significato particolarmente grave. Quando si generalizza, si sbaglia sempre. E il leader di “Ciudadanos” ha commesso un crasso errore quando, per riferirsi a espressioni o atteggiamenti a suo avviso di carattere mafioso, impiega la parola “siciliano”.

I siciliani non sono mafiosi. Sono, invece, le principali vittime di organizzazioni criminali. Hanno pagato, e continuano a pagare, un grosso tributo di sangue alla loro lotta contro questo cancro. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sono solo la punta di un enorme iceberg costituito da vittime famose e anonime, da piccoli imprenditori, commercianti, operai che con coraggio hanno cercato di opporsi alla prepotenza dei “clan”, di quelle “famiglie” che seminano il terrore.

Il circolo del Partito Democratico della Spagna, con una lettera rivolta al nostro Ambasciatore Stefano Sannino, chiedendo un suo intervento, si è fatto interprete del malessere e dell’indignazione che ha destato in seno alla nostra Collettività l’infelice espressione di Albert Rivera. Ha sottolineato che essa è ancora più offensiva in quanto pronunciata in questi giorni “nei quali ricorre l’anniversario della strage di Capaci e il relativo ricordo di tutte le vittime, eroi e cittadini siciliani e italiani tra cui il fratello del nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che hanno pagato con la vita il loro impegno nella lotta alla mafia”.

Sarebbe opportuno che i politici soppesassero le parole e meditassero sulle loro conseguenze. In un clima elettorale in cui l’obiettivo è essenzialmente mettere in cattiva luce l’avversario politico, si è esposti a commettere errori di valutazione e a incappare in espressioni poco felici. Albert Rivera, con quella frase, non solo ha offeso gli abitanti di un’isola che si oppone con coraggio alle famiglie mafiose, ma tutti noi perché “siciliani siamo tutti”.

Mauro Bafile