L’Unione Europea denunciata all’Aja per i migranti morti in mare

Donne migranti salvate dalla Sea Watch con bambini in braccio.
Donne migranti salvate dalla Sea Watch con bambini in braccio. TWITTER/SEA WATCH

ROMA. – Migliaia di migranti annegati nel Mediterraneo per una politica europea che nel migliore dei casi è stata superficiale e nel peggiore dolosa: l’Ue finisce sul banco degli accusati per “crimini contro l’umanità” con la denuncia di un gruppo di avvocati presentata al tribunale penale internazionale de L’Aja che ipotizza la creazione consapevole della “rotta migratoria più mortale del mondo”.

E chiama in causa l’intera Unione e in particolare i Paesi che hanno svolto un ruolo di primo piano nella gestione della crisi di profughi e richiedenti asilo: Italia, Germania e Francia. Un documento di 242 pagine che passa al setaccio scelte, decisioni, dichiarazioni pubbliche di funzionari e politici ma anche documenti interni delle istituzioni comunitarie che – secondo i legali – dimostrano la responsabilità criminale europea “come parte di una politica premeditata per contenere i flussi migratori provenienti dall’Africa attraverso la rotta centrale del Mediterraneo dal 2014 a oggi”.

Una politica che ha scelto come sponda il peggior interlocutore possibile dal punto di vista della sicurezza e del rispetto dei diritti umani, la Libia. L’Ue e gli Stati chiamati in causa “non hanno commesso in prima persona i reati” ma “avevano la conoscenza piena e in tempo reale delle conseguenze letali” delle proprie decisioni, scrivono i due principali autori della denuncia, l’avvocato israeliano Omer Shatz e Juan Branco, che ha lavorato in passato alla Corte penale, fornendo dati e richiamando accordi.

Tra gennaio 2014 e luglio 2017 sono stati almeno 14.500 i migranti annegati nel Mediterraneo. Tra il 2016 e il 2018 oltre 40mila persone sono state intercettate e trasferite con la forza nei centri di detenzione e di tortura in Libia. E, nonostante la piena consapevolezza di quanto accadeva nei campi, in maggioranza inaccessibili a controlli e verifiche, l’Unione europea “ha continuato la sua cooperazione” con “il consorzio di milizie per contenere il flusso migratorio proveniente dalla Libia”.

E anzi, ha fornito mezzi e informazioni grazie ai quali i libici hanno potuto intercettare i gommoni e abbordarli con violenza. A sostegno della tesi del rapporto, i legali citano documenti interni di Frontex, l’organizzazione dell’Ue incaricata di proteggere le frontiere esterne e che avrebbe avvertito che abbandonare la missione di salvataggio italiana ‘Mare Nostrum’ avrebbe portato a un “più alto numero di vittime”.

Il premier Giuseppe Conte, rispondendo a una domanda dei giornalisti nella conferenza stampa a Palazzo Chigi, ha rivendicato il ruolo dell’Italia nel salvataggio di migranti. L’Unione, attraverso una portavoce della Commissione, non commenta “procedure che ancora non sono cominciate” ma rivendica che “salvare vite umane nel Mediterraneo resta una delle nostre principali priorità”. E precisa che la Commissione “sostiene la Corte”, sottolineando che è un organismo indipendente.

(di Eloisa Gallinaro/ANSA)