Moody’s piomba su duello con l’Ue: “Le stime di Roma non reggono”

Su uno schermo gigante il nome dell'agenzia di rating "Moody's"
Su uno schermo gigante il nome dell'agenzia di rating "Moody's".

ROMA. – Nel braccio di ferro fra Roma e Bruxelles, che minaccia una procedura d’infrazione per un debito italiano che rischia di non avere più freni come una “palla di neve” che si fa slavina, piomba l’agenzia di rating Moody’s: le previsioni di Roma “mancano di credibilità”.

E anche il presidente della Bce Mario Draghi invoca un piano “credibile” di riduzione del debito, dopo aver silurato l’idea leghista dei minibot: “o sono valuta, e quindi sono illegali, oppure sono debito” che aumenta la montagna da 2.350 miliardi che l’Italia già deve fronteggiare.

Il solo fatto che i minibot siano affiorati nel dibattito pubblico, oggetto di una mozione alla Camera votata all’unanimità, “è credit negative” ossia pesa sul giudizio di affidabilità del debitore-Italia, avverte Moody’s. Se effettivamente introdotti, tuona l’agenzia di rating, i minibot sarebbero “un primo passo verso la creazione di una valuta parallela e la preparazione dell’uscita dell’Italia dall’Eurozona”.

Ma è sullo scontro con l’Ue sui conti italiani – con una procedura d’infrazione per debito evitabile solo con una manovra correttiva – che arriva l’avvertimento più pesante di Moody’s, il cui rating sull’Italia, Baa3, se tagliato di un solo gradino diverrebbe junk, ‘spazzatura’ equiparando i Btp a un rischioso investimento speculativo.

La prossima revisione del rating di Moody’s è prevista per il 6 settembre, proprio nel bel mezzo dell’approvazione della legge di bilancio in vista della quale il governo italiano promette di dare battaglia sulla flat tax e di non aumentare l’Iva, come previsto al momento per legge.

Per tutta risposta il vicepremier Luigi Di Maio conferma la volontà del governo di non procedere a manovre correttive. L’altro vicepremier, Matteo Salvini, attacca “le regole imposte dall’Europa negli ultimi dieci anni” e punta a ridurre il debito tagliando le tasse.

Draghi, da Vilnius dove era riunita la Bce, prova a stemperare lo scontro fra Roma e i partner europei: all’Italia “non credo che verrà chiesto un rapido declino del debito, sappiamo tutti che è impossibile. Sarà un piano di medio termine che tuttavia dev’essere credibile, e la credibilità si misura da come questo piano è architettato, pianificato e dalle azioni che seguono, questo è quello che tutti si aspettano”.

Ma il tenore del discorso politico nei palazzi a Roma è talmente distante dalla realtà dei numeri vista dagli investitori, che Moody’s ipotizza che, più che le procedure europee con l’improbabile multa, rischia di essere efficace “un clima di mercato in peggioramento nello spingere il governo a cambiare politiche”.

L’agenzia di rating, nel report dei suoi analisti guidati da Kathrin Muelbronner, contesta soprattutto le stime del governo secondo cui il deficit 2019 potrebbe alla fine risultare più basso del 2,4% inserito nel Def con l’auspicio di un 2,1%: sarà invece al 2,6% quest’anno (stima vicina al 2,5% di Bruxelles) e al 2,7% il prossimo, lontano dalle stime del governo per il 2020 e 2021. Con la conseguenza di un un debito pubblico che “continuerà a salire” mettendo l’Italia in balia degli umori dei mercati.

Moody’s resta la più pessimista sull’Italia fra le principali agenzie di rating. A febbraio Fitch ha confermato il suo ‘BBB’ (un gradino sopra Moody’s) con prospettive negative: il prossimo appuntamento è il 9 agosto. Idem per Standard & Poor’s, che si esprimerà nuovamente il 25 ottobre. Ma Moody’s ha anche un ‘peso specifico’ importante fra gli investitori, e giocò un ruolo chiave nell’innesco della crisi del 2011-2012.

(di Domenico Conti/ANSA)

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