Giovani Confindustria: “Pagare in minibot è come usare soldi Monopoli”

Alessio Rossi, nuovo presidente dei Giovani Industriali di Confindustria, durante la conferenza stampa dopo la proclamazione della sua elezione.
Alessio Rossi, nuovo presidente dei Giovani Industriali di Confindustria, durante la conferenza stampa dopo la proclamazione della sua elezione. ANSA/GIUSEPPE LAMI

RAPALLO (GENOVA). – “La nostra pazienza è finita”: i giovani imprenditori di Confindustria, dal palco del 49mo convegno a Rapallo, mandano un messaggio chiaro al governo che continua a non ascoltare la loro voce, e lo incalzano perché non è più tempo di campagne elettorali né tantomeno di scontri con l’Unione europea, ora più che mai dopo la mina della procedura di infrazione per debito eccessivo.

La strada da percorrere è quella della crescita, del “dialogo” e del “confronto serio”. Senza sposare idee come quella di emettere minibot per rimborsare i debiti della Pa verso le imprese: “Pensare che il problema del debito pubblico sia risolvibile con i minibot è come provarci con i soldi del Monopoli”, attacca il presidente degli imprenditori under-40, Alessio Rossi.

Ipotesi cassata anche dal numero uno di Confindustria, Vincenzo Boccia, che condivide apertamente la posizione del presidente della Bce: “Siamo in linea con Draghi, perché significa debito pubblico”. I giovani imprenditori non nascondono la propria delusione. “Da anni – premette Rossi – facciamo proposte, ci siamo rivolti a tutti i governi. Stavolta non c’è più niente da aggiungere. Non è che non abbiamo niente da dire, non sappiamo a chi dirlo, perché davanti a noi ci sono solo campagne elettorali interminabili e mai un confronto serio”.

Allora, questa volta, “la nostra proposta al governo è una sola: dobbiamo riattivare una cabina di regia per la crescita, ma stavolta chiamate i protagonisti, non le comparse”. Le imprese ne sono il “motore”. E, puntando il dito, ricordano anche il convegno dell’anno scorso a Rapallo, una settimana dopo il giuramento del governo Lega-M5s: “Allora chiedevamo al Parlamento più giovane della storia repubblicana di saldare un’alleanza con le imprese giovani. Un anno dopo ancora niente alleanza e niente per i giovani. Solo crescita ingessata”.

Ancora oggi, alla richiesta di provvedimenti urgenti, “la risposta è stata debole”, continua Rossi riferendosi ai decreti crescita e sblocca-cantieri. Chiamano, dunque, ad un piano chiaro. Senza dare colpe allo spread, al Reddito di cittadinanza o a Quota 100 – che comunque sta tornando indietro come “un boomerang” – perché “non c’è più tempo per rivendicare la ragione o sottolineare i torti”.

Ora è il tempo di agire: intanto bisogna abbassare “subito” il cuneo fiscale, “perché mette più soldi in tasca ai lavoratori e fa ripartire lo sviluppo”. Di flat tax e Rdc “riparliamone quando si potranno fare senza sfondare i conti pubblici”. Ora sotto la vigilanza europea.

Il rapporto con l’Ue è l’altro tema al centro delle tesi degli imprenditori under-40: “Non vogliamo che l’Italia ingaggi una guerra di posizione con le istituzioni europee”, che bisogna “smettere di dipingere come avversarie”. L’unico modo per riformare l’Ue “è starci dentro da protagonisti”. Il rischio è che il Paese finisca “in panchina”. Invece, “dobbiamo avere un chiodo fisso: dimostrare affidabilità ed essere credibili” prendendo “impegni precisi”, avverte Rossi.

E non manca il richiamo ad “un new deal infrastrutturale” e alla necessità di realizzare le grandi opere, a partire dalla Tav: “Crediamo nell’Italia che collega con le grandi opere, non che divide con le grandi chiacchiere”, è il monito dal palco.

(dell’inviata Barbara Marchegiani/ANSA)