La Banca d’Italia taglia le proprie stime del Pil per 2019-2021

Una veduta della sede della Banca d'Italia a Palazzo Koch, Roma
Una veduta della sede della Banca d'Italia a Palazzo Koch, Roma. ANSA/ANGELO CARCONI

FUKUOKA. – La Banca d’Italia taglia le proprie stime del Pil italiano per gli anni 2019-2021 e si riserva una ulteriore correzione, nel bollettino economico che sarà diffuso a luglio, per tenere conto ‘della revisione al ribasso dell’Istat per il primo trimestre’. L’istituto centrale prevede cosi’ un aumento dello 0,3% del Pil quest’anno dello 0,7% nel 2020 e dello 0,9% nel 2021.

La nuova stima arriva alla vigilia del G20 finanziario di Fukuoka, che affronta temi mondiali ma riserva anche ‘attenzione’ verso l’Italia, presente con il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco.

I veri temi sul tappeto saranno però le tensioni commerciali polarizzate su Usa e Cina e i loro riflessi sull’economia mondiale, insieme a dossier corposi come la tassazione dei giganti del web e l’uso improprio di cryptovalute, incluso il rischio riciclaggio, e di altre tecnologie avanzate.

Al summit cresce l’attesa per il faccia a faccia tra il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin e il governatore della Banca centrale cinese (Pboc), Yi Gang: sarà l’incontro di più alto livello tra i due Paesi dalla rottura del negoziato dello scorso mese, idoneo possibilmente, a gettare le basi del vertice al G20 di Osaka di fine mese tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping.

E c’è anche “attenzione” verso l’Italia dopo i rilievi mossi dalla Commissione Ue per l’eccesso di debito e sulle mosse del ministro dell’Economia Giovanni Tria in risposta a Bruxelles.

Nel giorno in cui la Banca d’Italia, da ultimo, ha tagliato le proprie stime del Pil nazionale per gli anni 2019-2021 (rispettivamente, allo 0,3%, allo 0,7% e allo 0,9%), più fonti hanno escluso “in modo categorico” con l’ANSA l’ipotesi di “preoccupazione” sull’Italia, in attesa comunque di capire quale sarà l’indirizzo finale del governo.

Tria, del resto, ha domani in programma una fitta serie di bilaterali e incontri allargati tra cui Mnuchin; il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno coi ministri delle Finanze di Germania, Francia, Spagna e Olanda; il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria; e il commissario Ue per gli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici. Un faccia a faccia che potrebbe aprire le porte alla trattativa voluta dal premier Giuseppe Conte e che precede di pochi giorni la riunione di martedì del comitato economico e finanziario (gli sherpa di Eurogruppo ed Ecofin) che si troverà sul tavolo le conclusioni dei tecnici in cui, confermando l’orientamento della Commissione, si chiede di raccomandare l’avvio della procedura.

L’evento di Fukuoka, nel Giappone del sud, è stato preceduto dal check sullo stato di salute globale dell’economia, dai risultati non tranquillizzanti: vanno rimossi gli ostacoli alla maggior e più sostenibile crescita, ha sollecitato pochi giorni fa il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde. I dazi Usa-Cina, sia quelli recentemente annunciati sia quelli operativi, costeranno lo 0,5% del Pil nel 2020 su scala mondiale, pari alla perdita di 455 miliardi di dollari.

La Banca Mondiale ha rivisto le stime sul 2019 confermando il 2,5% degli Usa, limando al 6,2% (-0,1%) la crescita della Cina e tagliando di uno 0,4% quella dell’Eurozona, all’1,2%, di sicuro la macroarea più in affanno. Il vertice dei ministri delle finanze e dei governatori centrali delle 20 maggiori economie sviluppate ed emergenti al mondo si confronteranno sulla guerra commerciale sfociata in una tecnologica con il colosso cinese delle tlc Huawei nel mirino. Per questo, una delle bozze circolate in serata sul documento finale ha segnalato che “c’è un certo rischio al ribasso: la soluzione delle condizioni commerciali consegna il punto più urgente” per sostenre “la crescita mondiale”.

Tra i temi sostenuti dall’Ue, la tassazione dei colossi del web (Google, Amazon, Facebook e Apple) e la regolamentazione delle cryptovalute che trova un sostegno diffuso: tra le opzioni allo studio, la registrazione delle piattaforme operative e la regolamentazione più stringente anti-frode e anti-riciclaggio.

Il ministero del Commercio cinese ha ammorbidito i toni verso gli Usa, ricordando che il commercio tra Pechino e Washington è di beneficio per entrambi i Paesi: un documento, diffuso a pochi giorni dal durissimo libro bianco sul contenzioso bilaterale, aiuta a far comprendere “la reale natura della cooperazione tra Cina e Usa nelle aeree economiche e del commercio”, ha affermato il portavoce Gao Feng. Buone basi per l’incontro Mnuchin-Yi.

(dell’inviato Antonio Fatiguso/ANSA)