Vertice per chiarirsi, tensione Conte e vicepremier in vista del negoziato con l’Ue

Il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio (s), il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini alla Camera. Governo. Manovra. Decretone
Il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio (s), il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini alla Camera. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – L’atteso vertice a tre per chiarirsi e ripartire rischia di essere il terreno di scontro tra il premier Giuseppe Conte e i vicepremier Matteo Salvini e Luigi in vista del negoziato con l’Ue. Il capo del governo e i suoi vice arrivano al tavolo partendo da posizioni diverse e il premier, in un colloquio al Corsera che innesca l’irritazione sia di Salvini sia di Di Maio, lancia ai due un netto avvertimento: sfidare l’Ue e innescare una procedura d’infrazione mette a rischio i risparmi degli italiani.

E’ un bagno di realismo quello che Conte intende fornire ai leader di Lega e M5S. Partendo da un presupposto: il “peso” politico dell’Italia in Europa, dopo il 26 maggio, non consente ampi margini di manovra. Il nocciolo della questione è chi, di fatto, metterà nero su bianco lo schema di negoziato con l’Ue. Conte non ha intenzione di portare a Bruxelles i messaggi bellici degli ultimi giorni del M5S e soprattutto della Lega.

Dialogo, riduzione del deficit e nessuna apertura ai minibot sono tre punti che, in perfetta linea con il Quirinale e il titolare del Mef Giovanni Tria, Conte reputa imprescindibili. Con un obiettivo: puntare ad una riduzione del deficit al 2%, magari utilizzando i risparmi che arrivano da reddito di cittadinanza e quota 100. Posizione che per Di Maio e Salvini al momento non è accettabile. Tanto che fonti M5S ricordano come l’Italia sia una Repubblica parlamentare, dove è la maggioranza nelle Camere a decidere. E la maggioranza – è il messaggio sottinteso – non ce l’ha Conte, ma Di Maio e Salvini.

“Non sto al governo per tirarla per le lunghe o crescere dello zero virgola”, sbotta invece il leader leghista fornendo al premier due priorità: “pagare i debiti e tagliare le tasse”. Sul primo punto Lega e M5S sembrano non impuntarsi più di tanto sullo strumento dei minibot. Anche perché, ragionano fonti parlamentari, quella dei minibot è considerata, dalle parti del Colle, come una linea del Piave non superabile, come fu per la proposta di Paolo Savona a capo del Mef.

L’attenzione del presidente Sergio Mattarella sui conti è altissima e, in vista della manovra – osservano le stesse fonti – al Colle sono due le parole d’ordine: stabilità e chiarezza: la necessità, quindi, di un governo stabile o, in caso contrario, la messa in campo di un percorso alternativo chiaro che, in caso di crisi, poterebbe alle urne a settembre.

Sul taglio delle tasse la tensione non è minore. La Flat tax, per Salvini, è una priorità. Il M5S, per ora, sta al gioco consapevole tuttavia che saranno i numeri della manovra a minare l’applicazione della misura. “La manovra d’autunno non potrà certo essere espansiva”, sottolinea un’autorevole fonte pentastellata. Al vertice, che rappresenta anche l’occasione per fare il punto sull’agenda, è all’ordine del giorno.

Possibile la discussione anche sul salario minimo, sul quale Di Maio attende il placet leghista. “Prima dobbiamo ridurre le tasse”, frena Salvini. Ma l’incontro tra i vice e il premier serve anche a riannodare i loro rapporti, scesi al minimo da quando, lunedì scorso, Conte ha lanciato il suo ultimatum a mezzo stampa. Una convergenza si potrebbe già trovare sul ministro per gli Affari Ue. Andrà probilmente alla Lega e il nome in pole è quello dell’economista Alberto Bagnai.

In Europa l’Italia – come lo stesso Conte ha spiegato oggi allo Spitzenkandidat del Ppe Manfred Weber – punta a un portafogli economico, guardando a una tra le commissioni Concorrenza, Commercio o Industria. Sul nome, per ora, siamo ai rumors: da Giulio Tremonti a Massimiliano Fedriga fino a Giancarlo Giorgetti, la cui candidatura ha come principale freno la ricerca di un sostituto adeguato a Palazzo Chigi.

E una convergenza starebbe per arrivare anche sul nuovo capo di Stato della Marina: potrebbe essere Giuseppe Cavo Dragone, visto di buon occhio anche al Colle. Già domani, nel Cdm che in cui Salvini incasserà il decreto sicurezza bis, potrebbe arrivare la nomina.

(di Michele Esposito/ANSA)

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