Allarme sondaggi per Trump, Biden avanti di tredici punti

Nelle fila dei candidati democratici sorprende l'ascesa di 'Mayor Pete', come ama farsi chiamare il sindaco di South Band Indiana, Pete Buttigieg.
Nelle fila dei candidati democratici sorprende l'ascesa di 'Mayor Pete', come ama farsi chiamare il sindaco di South Band Indiana, Pete Buttigieg.

WASHINGTON. – “We will win again!”, nel 2020 vinceremo ancora. Donald Trump rassicura i suoi sostenitori su Twitter, liquidando come “fake news” il calo segnalato dagli ultimi sondaggi. Un calo che però suona sempre più come un campanello d’allarme. Nonostante le rassicurazioni, infatti, il nervosismo alla Casa Bianca è palpabile, soprattutto alla luce degli ultimi numeri della Quinnipiac University.

Numeri diffusi mentre il presidente è in Iowa, impegnato in un duello a distanza con Joe Biden: l’ex vicepresidente in un ipotetico scontro diretto è avanti di ben 13 punti, il distacco più grande finora mai registrato. Insomma, quasi un primo tentativo di fuga. Ma non c’è solo Biden a preoccupare. Se si votasse oggi il tycoon, secondo la rilevazione Quinnipiac, perderebbe con tutti i candidati democratici di punta, da Bernie Sanders a Elizabeth Warren, da Kamala Harris a Cory Booker, passando per l’outsider Pete Buttigieg.

Un quadro cupo che collima sostanzialmente con i dati in mano alla stessa campagna per la rielezione di Trump. A raccontarlo è stato nelle ultime ore il New York Times, secondo cui il sondaggista personale del presidente, Tony Fabrizio, gli ha illustrato una situazione definita “devastante”, in cui il tycoon è costretto ad inseguire in 17 stati chiave del Midwest e della cosiddetta Rust Belt, quegli Stati a vocazione industriale che nel 2016 gli diedero la vittoria: dalla Pensylvania al Michigan, dal Wisconsin all’Ohio.

Ma anche in Texas, dove un candidato presidenziale democratico non vince dal lontanissimo 1976, Biden sarebbe a sorpresa avanti. E così – stando sempre al Nyt – il presidente americano avrebbe ordinato ai suoi di negare, mentre le ultime ore hanno dimostrato come sempre più nel suo mirino ci sia proprio l’ex vicepresidente, percepito ora come un pericolo reale.

Ad agitare la Casa Bianca ci sono anche due ultimissimi sondaggi di Politico e dell’Economist, con un aumento rispettivamente al 56% e al 52% degli americani che disapprovano il lavoro svolto dal presidente.

Intanto, in vista dell’inizio della stagione dei dibattiti e delle primarie, nelle fila dei candidati democratici sorprende l’ascesa di ‘Mayor Pete’, come ama farsi chiamare il sindaco di South Band Indiana, Pete Buttigieg. Giovane, colto, preparato, in perfetta sintonia con la generazione dei millennials, Buttigieg – primo candidato presidenziale apertamente gay – sembra aver rubato a Beto O’Rourke l’immagine di astro nascente del partito.

E in molti sono pronti a scommettere che potrebbe diventare la vera sorpresa di questa campagna elettorale. Nel frattempo ha bruciato tutti i suoi avversari di partito presentando per primo un programma completo di politica estera. Una visione anti-isolazionista diametralmente opposta a quella di Trump, ma avanti anche rispetto a molti suoi colleghi dem.

I cardini della sua agenda: aderire di nuovo all’accordo con l’Iran sul nucleare e a quello di Parigi sul clima; lavorare a un piano più graduale per la Corea del Nord; dialogare con la Cina con fermezza ma senza usare i dazi come arma; sostenere Israele ma nessun soldo dei contribuenti americani al suo governo di destra se annetterà parti della Cisgiordania; pieno appoggio alla Nato senza se e senza ma. “Il mondo ha più che mai bisogno dell’America”.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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