Salvini pressa Conte e Tria: “Va tenuta la linea con l’Unione Europea”

Da sinistra: Il ministro dellEconomia Giovanni Tria, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro del Lavoro dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio e il ministro dellInterno e vicepremier Matteo Salvini al termine della conferenza stampa del vertice sulla manovra economica del Governo a palazzo Chigi.
Da sinistra: Il ministro dellEconomia Giovanni Tria, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro del Lavoro dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio e il ministro dellInterno e vicepremier Matteo Salvini al termine della conferenza stampa del vertice sulla manovra economica del Governo a palazzo Chigi, Roma, 03 ottobre 2018. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Convincere l’Europa che i suoi numeri sono sbagliati e che l’Italia a fine luglio potrà vantare maggiori entrate e minori spese tali da migliorare deficit e debito. E’ questa la missione quasi impossibile di Giuseppe Conte e Giovanni Tria. Tenere l’argine, evitare a tutti i costi una manovra correttiva potrebbe fare la differenza tra la vita e la fine del governo.

Le regole d’ingaggio sono state infatti concordate con Luigi Di Maio e Matteo Salvini e per ora non sembrano prevedere subordinate. Anche perché il leader della Lega, che non ha ancora sciolto la sua riserva sulla durata del governo, soppeserà ogni mossa nelle prossime ore, per valutare se il premier o il ministro dell’Economia vacillano.

Dal Lussemburgo, dove si riuniscono Eurogruppo ed Ecofin, la Commissione incalza: non bastano rassicurazioni generiche ma servono impegni precisi entro il 9 luglio. Non basta, per intendersi, l’assicurazione che a fine luglio i numeri daranno ragione al governo italiano. L’Europa chiede una misura concreta, come ad esempio il ‘congelamento’ dei fondi stanziati (c’è chi parla di circa 3 miliardi) per reddito di cittadinanza e quota 100 che l’esecutivo confida di non spendere.

Ma anche in questo caso, non basta una promessa, servirebbe una norma per destinare quelle risorse all’abbassamento del deficit. Salvini e Di Maio, ad ora, sono contrari anche perché sarebbe in sostanza quella manovrina cui il leader leghista dice un no netto. Di qui l’idea di chiedere tempo, di far slittare la decisione Ue – e la eventuale correzione – all’autunno: agire in legge di bilancio.

Nelle prossime ore da Palazzo Chigi partirà la lettera ai partner europei annunciata dal premier Conte. Sarà un documento tutto politico, per assicurare che l’Italia intende rispettare i vincoli di bilancio ma chiede anche di sedersi a un tavolo per rivederle, quelle regole. La lettera è parte del negoziato che si è aperto per evitare la procedura d’infrazione, che è appena agli inizi e si dipanerà anche attraverso colloqui politici come quello che Conte avrà a Malta con Emmanuel Macron.

Lo scoglio per l’Italia è enorme e, come avrebbe spiegato Salvini ai parlamentari a lui vicini, è ora il vero banco di prova per il governo. Sugli altri temi, inclusa la Tav, il ministro dell’Interno è convinto che alla fine l’avrà vinta. Sui conti, è diverso. Perché almeno un primo pezzo di flat tax in autunno intende portarlo a casa ma, tra la correzione chiesta dall’Europa, la necessità di disinnescare 23 miliardi di clausole Iva e gli oltre 10 miliardi per la tassa piatta, la legge di bilancio sarà un colosso di oltre 40 miliardi.

Il presidente del Consiglio è deciso a farsi garante della tenuta dei conti, anche a costo di rimettere il mandato. Tria ripete ogni giorno che la flat tax in deficit non si può fare. Di qui la convinzione che proprio sul tema il governo possa saltare, adesso o anche in autunno. In più tra i leghisti serpeggia il sospetto che il M5s possa non reggere: dopo giorni di sereno, nei rapporti tra alleati il clima è di nuovo assai brutto. Il “bisogna sempre stare pronti alle elezioni” pronunciato da Giancarlo Giorgetti suona come un campanello d’allarme in casa M5s.

Paradossalmente, spiega un dirigente pentastellato, aver messo in stand by il rimpasto è un’incognita in più sulla vita del governo. Farlo, vorrebbe dire andare avanti. Ma lo stop di Di Maio e Salvini non sembra definitivo: se ne riparlerà più in là, quando ci sarà da fare il ministro degli Affari Ue e magari sostituire Giancarlo Giorgetti, se sarà lui commissario Ue.

(di Serenella Mattera/ANSA)

Lascia un commento