L’Iran avverte il mondo: “Dieci giorni per salvare il patto”

Rohani visita la stazione nucleare iraniana.
Rohani visita la stazione nucleare iraniana.

ISTANBUL. – “Il conto alla rovescia è cominciato”: tra dieci giorni l’Iran supererà i limiti delle scorte di uranio a basso arricchimento fissati dall’accordo sul nucleare del 2015. L’annuncio del countdown arriva dal portavoce dell’Agenzia atomica di Teheran, Behrouz Kamalvandi, davanti a una settantina di giornalisti locali, invitati a immortalare i progressi del reattore ad acqua pesante di Arak dopo l’ultimatum lanciato dal presidente Hassan Rohani ai restanti partner dell’intesa lo scorso 8 maggio, nell’anniversario del ritiro unilaterale degli Stati Uniti. Non è uno sviluppo imprevisto, dunque, ma la prima conseguenza tangibile di quell’avvertimento.

Il nuovo annuncio iraniano agita ancor di più le acque del Golfo, con gli Usa e i loro alleati regionali che insistono nell’accusare gli ayatollah per l’attacco alle petroliere all’imbocco dello stretto di Hormuz, strategico per il commercio del petrolio, su cui Teheran nega ogni responsabilità.

Secondo i media americani, l’amministrazione di Donald Trump sta valutando anche l’invio di ulteriori truppe in Medio Oriente, oltre ai 1.500 militari già annunciati. E dopo la Gran Bretagna, che dice di valutare “tutte le opzioni” verso la Repubblica islamica, sulla linea Usa si schiera apertamente anche l’Italia. Da Washington, al termine dell’incontro con il segretario di Stato Mike Pompeo, il vicepremier Matteo Salvini ha spiegato che “la posizione del’Italia con l’Iran è già cambiata: nessuno si può permettere di dire di voler cancellare uno stato dalla faccia dalla terra, come Israele, e avere relazioni normali”.

Israele, per bocca del premier Benyamin Netanyahu, chiede alla comunità internazionale di “imporre immediatamente le sanzioni che erano state concordate in precedenza” se Teheran “dovesse concretizzare le sue attuali minacce”, mentre l’Europa predica prudenza. “Richiamiamo alla massima moderazione e ad allentare la situazione nell’interesse di tutti. Siamo molto preoccupati che ci possano essere rischi di errore di calcolo o un’escalation non intenzionale in una regione che è già al limite delle sue possibilità”, ha spiegato l’Alto rappresentante Federica Mogherini al termine del Consiglio Esteri.

Sull’attacco alle petroliere, la linea prevalente nell’Ue è quella di chiedere un’indagine approfondita e indipendente: “Il nostro obiettivo è mantenere in piedi l’accordo”, ha assicurato ancora Mogherini. Il tempo però sta scadendo, ha avvisato nuovamente il presidente iraniano Hassan Rohani: “L’Ue ha un tempo limitato per adempiere ai suoi obblighi nel quadro dell’accordo sul nucleare, ed è meglio che si assuma le sue responsabilità nel poco tempo rimanente, altrimenti l’intesa crollerà”.

A fine maggio, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) aveva certificato che le scorte di uranio a basso arricchimento e acqua pesante di Teheran, già in aumento, erano ancora entro le soglie consentite di 300 kg e 130 tonnellate. Ma dopo l’annuncio il superamento appare solo questione di tempo. E l’avvertimento della Repubblica islamica riguarda anche il secondo possibile passo del suo braccio di ferro con i partner europei: l’arricchimento dell’uranio sopra il limite del 3,67% fissato dall’intesa, se entro il 7 luglio – a due mesi dall’ultimatum di Rohani – non arriverà alcuna iniziativa concreta per compensare le perdite derivanti dalle sanzioni americane nei settori petrolifero e bancario. Si potrebbe toccare il 5% nella centrale nucleare di Bushehr, porto nel sud del Paese sul Golfo Persico, e il 20% in un reattore a Teheran con scopi di ricerca scientifica: secondo gli esperti, l’ultima soglia prima dell’arricchimento necessario a un’eventuale produzione di armi atomiche.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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