Oltre un milione e ottocentomila famiglie povere, al Sud il 10%

Poveri a Roma nel mercato rionale di Val Melaina raccolgono generi di prima necessità in terra tra gli scarti
Poveri a Roma nel mercato rionale di Val Melaina raccolgono generi di prima necessità in terra tra gli scarti ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – Un esercito di un milione e 800mila famiglie vive in povertà assoluta, per un numero complessivo di 5 milioni di persone. Con un’incidenza che tra i cittadini stranieri balza al 30,3% – oltre un milione e mezzo di persone – mentre tra gli italiani si attesta a una media del 6,4%. E’ la fotografia scattata dall’Istat nelle statistiche 2018 sulla povertà.

Numeri stabili ma ai massimi dal 2005. La percentuale è alta nel Mezzogiorno e arriva al 10%, contro il 5,8% del Nord e il 5,3% del Centro. I minori in povertà assoluta (il 12,6%) sono 1 milione e 260 mila: l’incidenza va dal 10,1% nel Centro fino al 15,7% nel Mezzogiorno dove risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2017. Le famiglie in condizioni di povertà relativa nel 2018 sono poco più di 3 milioni (11,8%), quasi 9 milioni di persone (15,0% del totale).

La povertà assoluta ha un’incidenza più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti. E’ pari a 8,9% tra quelle con quattro componenti e raggiunge il 19,6% tra quelle con cinque e più. La povertà, inoltre, aumenta in presenza di figli conviventi, soprattutto se minori, passando dal 9,7% delle famiglie con un figlio minore al 19,7% di quelle con 3 o più figli minori. Anche nei nuclei monogenitoriali la povertà è più diffusa rispetto alla media, con un’incidenza dell’11%, in aumento rispetto all’anno precedente, quando era pari a 9,1%.

In generale, la povertà familiare presenta un andamento decrescente all’aumentare dell’età della persona di riferimento: le famiglie di giovani, infatti, hanno generalmente minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più contenuti e hanno minori risparmi accumulati. La povertà assoluta riguarda quindi il 10,4% delle famiglie in cui la persona di riferimento ha un’età compresa tra 18 e 34 anni, il 4,7% se la persona di riferimento ha oltre 64 anni.

L’Istat rivela inoltre che la diffusione della povertà diminuisce al crescere del titolo di studio, l’istruzione fa dunque la differenza. Se la persona di riferimento ha conseguito un titolo almeno di scuola secondaria superiore l’incidenza è pari al 3,8%, si attesta su valori attorno al 10,0% se ha al massimo la licenza di scuola media.

Associata al titolo di studio è la condizione professionale e la posizione nella professione della persona di riferimento: se dirigente, quadro o impiegato, la famiglia è meno a rischio di povertà assoluta, con l’incidenza che si attesta intorno all’1,5%. Se la persona di riferimento è operaio o assimilato, la povertà riguarda il 12,3% delle famiglie.

Non solo, secondo i dati chi vive in affitto è più indigente. Le circa 850mila famiglie povere in affitto rappresentano quasi la metà (46,6%) di tutte le famiglie povere, a fronte di una quota di famiglie in affitto del 18,7% sul totale delle famiglie residenti. L’affitto medio per le famiglie in povertà assoluta è pari a 307 euro mensili, oltre 100 euro meno dei 418 euro pagati dalle famiglie non in condizione di povertà. Tra le famiglie che vivono in casa di proprietà, paga un mutuo il 16,1% di quelle in povertà assoluta rispetto al 19,4% delle famiglie non povere. La rata media effettiva per le famiglie che pagano un mutuo è di 452 euro mensili per quelle povere e di 569 euro per le non povere.

(di Simona Tagliaventi/ANSA)

Lascia un commento