Artigiani con Salvini. Fischiato reddito cittadinanza

Un'immagine dell'assemblea di Confartigianato.
Un'immagine dell'assemblea di Confartigianato.

ROMA,. – Sì alla flat tax per ridurre un carico fiscale insostenibile e molto più alto della media europea. No al salario minimo e al reddito di cittadinanza e alle “politiche a pioggia in tema di assistenza”. E’ una presa di posizione netta quella di Confartigianato che all’assemblea ha visto il presidente Giorgio Merletti illustrare le priorità e le richieste dei suoi rappresentati a una platea di migliaia di piccoli imprenditori e ai due vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

“Qui mi sento a casa” ha detto Salvini, accolto e applaudito calorosamente da tutti gli artigiani che dei suoi cavalli di battaglia si sono fatti paladini. La pressione fiscale “è sempre il nemico numero uno” ha detto nel suo intervento Merletti che ha confermato di essere favorevole alla flat tax. Nel 2019, ha ricordato il numero uno di Confartigianato, il carico fiscale in Italia è arrivato al 42,4% del Pil rispetto al 41,3% dell’Eurozona, con un “tax spread” pari a 19 miliardi di tasse pagate in più della media dell’Eurozona”, ovvero un maggior prelievo di 314 euro per abitante.

Piena sintonia dunque con il vicepremier leghista che, tra bagni di folla, selfie e applausi, non ha perso occasione per ripetere più e più volte che il taglio delle tasse e flat tax sono la priorità assoluta di tutto il governo. “Prima di pagare un salario minimo devo tagliare le tasse alle imprese, sennò non si paga nessun salario”, ha puntualizzato.

Le proposte 5Stelle, del resto, non hanno trovato alcuna sponda tra gli artigiani. Merletti ha definito l’ipotesi di un fisso a 9 euro l’ora “una misura dirigista”, che schiaccia i salari e comprime la contrattazione collettiva. Bocciato anche il reddito di cittadinanza: “La vera guerra alla povertà – ha scandito il presidente di Confartigianato – è fare impresa e dare lavoro e dignità. Non ‘concedere reddito’ e basta”.

Parole accolte nell’acclamazione della platea che non ha risparmiato nemmeno qualche fischio, nonostante la presenza in prima fila del ‘padre’ della misura di sostegno al reddito. Nel suo intervento Di Maio non ha potuto quindi fare altro che giocare in difesa, in un discorso più tecnico che politico. Nella veste di ministro, più che di vicepremier, ha elencato le cose fatte, senza esporsi con annunci o promesse.

Nessun riferimento né al reddito né al salario minimo ma solo un allineamento sulla necessità di ridurre il peso del fisco: “Non mi interessa che tasse andiamo ad abbassare ma bisogna abbassare le tasse in maniera sostanziale per favorire il lavoro, l’impresa e gli investimenti”, si è limitato a dire.

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