Tensione con l’Iran, gli Usa inviano altri mille soldati

Fermo immagine di un servizio Ansa sulle truppe americane in Medioriente.
Fermo immagine di un servizio Ansa sulle truppe americane in Medioriente.

WASHINGTON. – Stati Uniti e Iran tengono in ansia il mondo, con lo spettro di un confronto militare che ormai da tempo è tornato ad aggirarsi sulla regione mediorientale. E se l’ultima mossa di Teheran è stata l’ultimatum lanciato all’Europa, minacciando la violazione dello storico accordo sul nucleare del 2015, poche ore dopo l’amministrazione Trump ha annunciato l’invio di altri mille soldati americani nell’area, dopo i 1.500 già spediti lo scorso mese dal Pentagono.

Una decisione che fa infuriare Mosca e Pechino e, sottolinea il segretario alla Difesa Patrick Shanahan, presa a scopo difensivo. Una risposta all’atteggiamento “ostile” della Repubblica islamica, che sempre più rappresenta una minaccia per gli interessi degli Usa e dei suoi alleati. In un’intervista a Time però il presidente americano torna a non escludere anche un’azione di tipo militare, se necessario: non tanto per proteggere il traffico delle petroliere attraverso lo Stretto di Hormuz, dopo il recente attacco alle due navi giapponese e norvegese, quanto per evitare che l’Iran possa lavorare alla sua bomba atomica.

Una prospettiva inaccettabile per Washington e per l’alleato di ferro Israele. Le voci circolate nelle ultime settimane sono inquietanti, con la Casa Bianca che, in base ad alcuni piani non confermati, potrebbe decidere di inviare da 6 mila fino a 120 mila soldati in Medio Oriente. Anche se – spiegano gli esperti – si tratta ancora di numeri insufficienti per pensare a un conflitto su larga scala. E la decisione di far partire nei prossimi giorni altri mille soldati viene letta dalla maggior parte degli osservatori più come un segnale politico che come una manovra militare.

Un ulteriore pressing su Teheran perché si sblocchi la situazione e si arrivi a creare le condizioni per quel dialogo più volte auspicato anche dallo stesso Trump che conta molto sulla mediazione in atto portata avanti dal Giappone. Intanto i nuovi soldati Usa in arrivo saranno impiegati soprattutto per garantire la sicurezza di alcuni siti e per contribuire al lavoro di raccolta di dati e informazioni di intelligence.

Di recente Washington ha già approvato il dispiegamento nella regione di uno squadrone di 12 caccia da combattimento, di parecchi aerei spia, di alcune batterie di missili Patriot, di una task force di bombardieri B-52 e della portaerei Abraham Lincoln. Russia e Cina invitano però ad evitare azioni che aggravino le tensioni.

Un monito rivolto sia all’amministrazione Trump, accusata di alimentare le tensioni, sia al regime degli ayatollah, esortato a non abbandonare l’accordo del 2015 da cui Donald Trump si è tirato indietro unilateralmente 13 mesi fa, mettendosi contro anche gli alleati europei. E se il vice ministro degli Esteri russo Serghei Riabkov punta deciso il dito sugli Usa, Trump risponde dando il via libera a 250 milioni di dollari di aiuti militari all’Ucraina, per acquistare armi e per potenziare il sistema di radar per la difesa.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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