L’Onu: “Bin Salman ebbe un ruolo nel delitto Khashoggi”

Una donna mostra la foto di Jamal Khashoggi.
Cia accusa, principe Bin Salman ordinò morte Khashoggi. (ANSA/AP Photo/J. Scott Applewhite)

ISTANBUL. – Ci sono “prove credibili” di un coinvolgimento del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman nell’uccisione di Jamal Khashoggi. A quasi nove mesi dall’omicidio del giornalista dissidente nel consolato di Riad a Istanbul, il rapporto degli esperti dell’Onu punta dritto verso Mbs e chiede che vengano imposte sanzioni ai suoi “beni personali all’estero”.

Al termine di indagini durate sei mesi, la relazione di 101 pagine del team guidato dalla relatrice speciale sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie ed arbitrarie, Agnes Callamard, bolla il delitto del reporter come “un’esecuzione deliberata e premeditata” e invita il segretario generale delle Nazioni Unite ad aprire “un’inchiesta penale internazionale” indipendente dai governi per far luce su killer e mandanti, creando se necessario un tribunale ad hoc.

Accuse che Riad ha definito “senza fondamento”, ribadendo che la sua magistratura è l’unica “competente” sul caso. Secondo Callamard, “non ci sono conclusioni sui colpevoli” ma “prove credibili, che richiedono ulteriori indagini, sulle responsabilità individuali di funzionari sauditi di alto livello, compreso il principe ereditario” e Saud al Qahtani, suo stretto consigliere ed ex responsabile per la comunicazione sui social media.

L’Arabia Saudita, aggiunge, è “responsabile” in base alla legge internazionale per “l’esecuzione extragiudiziale”. E le sanzioni emesse finora verso 17 suoi cittadini da vari Paesi, tra cui gli Usa, sono insufficienti perché non toccano la “catena di comando”.

Un j’accuse che ha subito ricevuto il pieno sostegno della Turchia, grande accusatrice di bin Salman. “Sosteniamo con forza le raccomandazioni della relatrice delle Nazioni Unite Agnes Callamard per far luce sull’omicidio Khashoggi e attribuire le responsabilità ai colpevoli”, ha assicurato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.

Il rapporto ricalca i sospetti già avanzati dalla Cia – ma ignorati da Donald Trump – sul presunto ruolo di bin Salman alla regia dell’operazione, che il Regno dei Saud aveva inizialmente negato e poi attribuito a servizi deviati. Secondo Callamard, anche il processo in corso a Riad non è credibile. La sua relazione identifica 15 sospetti, 11 dei quali sono alla sbarra in Arabia Saudita, 5 con il rischio della pena capitale. Ma per l’Onu questo processo a porte chiuse va sospeso perché non soddisfa gli standard minimi di trasparenza.

In questi mesi, ha accusato Callamard, gli esperti dell’Onu si sono trovati di fronte all’ostruzionismo di Riad, che non ha mai collaborato. E i suoi investigatori hanno avuto accesso a soli 45 minuti di circa 7 ore di registrazioni all’interno della sede diplomatica.

Ad accrescere i sospetti su Riad c’è pure una “scena del delitto ripulita meticolosamente, con una perizia di tipo forense”, con il probabile intento di cancellare le prove e occultare il corpo del reporter, che non è mai stato ritrovato. Su killer e mandanti bisogna quindi indagare ancora. Anche perché, ha detto l’esperta dell’Onu, Khashoggi “era pienamente cosciente dei poteri del principe ereditario e lo temeva”.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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