Lo stretto di Hormuz, strategico per il petrolio

Passaggio di una petroliera nello Stretto di Hormuz.
Passaggio di una petroliera nello Stretto di Hormuz.

ROMA. – Lo stretto di Hormuz, sopra il quale l’Iran ha abbattuto il drone Usa, è strategico per il transito delle petroliere di mezzo mondo. Particolarmente vulnerabile per le sue piccole dimensioni – è lungo 50 chilometri – collega il Golfo dell’Oman al Golfo Persico ed è un corridoio vitale che connette gli Stati produttori di petrolio del Golfo ai mercati di Asia, Europa e Nord America.

In base ai dati forniti dall’Amministrazione per l’informazione sull’energia Usa, nel 2018 sono passati nello Stretto quasi 21 milioni di barili di greggio al giorno che costituiscono il 21 per cento del consumo mondiale e un terzo del totale del petrolio trasportato via mare. Attraverso Hormuz transita anche un quarto del gas naturale liquefatto utilizzato nel mondo.

Il 76 per cento del greggio trasportato l’anno scorso attraverso lo Stretto ha avuto come destinazione finale l’Asia (soprattutto la Cina), l’India, il Giappone e la Corea del Sud. Per i Paesi acquirenti sarebbe difficile trovare una via alternativa in termini di volume e qualità al greggio del Golfo.

Le Guardie della Rivoluzione iraniane controllano le operazioni navali nel Golfo e Teheran ha ripetutamente criticato la presenza di potenze straniere nell’area, in particolare la Quinta Flotta Usa che staziona in Bahrein, e ha regolarmente minacciato di chiudere lo Stretto in caso di attacco. Una delle peggiori crisi avvenute a Hormuz fu nel 1984, durante il conflitto Iran-Iraq (1980-1988), quando più di 500 petroliere furono distrutte o danneggiate nel corso della cosiddetta Guerra dei Tanker.