Turchia, leader dell’opposizione a processo: “Vendetta Erdogan”

Ekrem Imamoglu, il leader dell'opposizione in Turchia
Ekrem Imamoglu, il leader dell'opposizione in Turchia

ISTANBUL. – “Una vendetta di Erdogan”. A due giorni dal trionfo di Ekrem Imamoglu a Istanbul, è già scontro tra il presidente e l’opposizione in Turchia, che denuncia il tentativo di punire in tribunale la sua leader nella metropoli sul Bosforo, Canan Kaftancioglu. E in queste ore è stata confermata anche la carcerazione preventiva per il filantropo dissidente Osman Kavala nel processo simbolo per le proteste di Gezi Park.

La presidente provinciale del Chp sarà processata da venerdì con sette capi d’accusa relativi a 35 suoi tweet pubblicati tra il 2012 e il 2017, per cui rischia fino a 17 anni di carcere. Tra i reati contestati ci sono quelli di “offesa al presidente della Repubblica” e “propaganda terroristica”.

Secondo il suo partito, è una chiara vendetta per “il devastante danno di immagine inflitto da questa donna politica al potere di un uomo solo”. Proprio il fatto di essere entrata senza timori in un mondo spesso machista l’avrebbe resa particolarmente invisa agli avversari, e non solo.

Considerata il braccio destro di Imamoglu, e tra i principali strateghi della sua innovativa campagna elettorale all’insegna delle riconciliazione, in passato Kaftancioglu aveva già dovuto affrontare il fuoco amico. Ora dovrà difendersi davanti ai giudici. Della sconfitta nelle urne di Istanbul ha intanto parlato per la prima volta Erdogan, dopo il tweet di congratulazioni a Imamoglu la sera del voto.

“Non possiamo permetterci il lusso di restare sordi e ignorare il messaggio del popolo”, ha detto ai deputati del suo Akp, invitandoli ad analizzare “gli errori” commessi e non escludendo un rimpasto di governo. Dal maxi-carcere di Silivri a Istanbul è intanto giunta la decisione di mantenere dietro le sbarre il filantropo Kavala, già detenuto da oltre 600 giorni con l’accusa di aver tentato di rovesciare il governo finanziando le manifestazioni di Gezi Park del 2013. Erdogan lo aveva accusato esplicitamente, evocandone i legami con il “noto ebreo ungherese Soros”. Responsabilità che lui ha sempre negato.

È stato invece rilasciato sotto controllo giudiziario l’altro imputato in carcere, Yigit Aksakoglu. Alla sbarra ci sono in tutto 16 accademici, giornalisti, artisti e imprenditori – alcuni in contumacia – che rischiano l’ergastolo. Un caso su cui ha espresso preoccupazioni anche l’Ue, mentre da Amnesty International a Human Rights Watch piovono critiche per un processo senza “uno straccio di prova”.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)