Trump al G20 duetta con Putin, domani il summit con Xi

Vladimir Putin e Donald Trump al G20, sguardi in cagnesco.
Vladimir Putin e Donald Trump al G20, sguardi in cagnesco. (Archivio)

PECHINO. – Alla vigilia dall’atteso summit che potrebbe sancire l’auspicata pax commerciale, Donald Trump e Xi Jinping non si sono risparmiati stoccate a Osaka già alla sessione di apertura del G20 sull’economia digitale – con Huawei sullo sfondo – per poi proseguire la sfida a distanza nei successivi incontri. Nonostante le punzecchiature però, il tycoon ha mostrato ottimismo sul meeting di domani, e le diplomazie sono al lavoro per arrivare almeno ad una tregua, in attesa di nuovi negoziati.

“Come minimo, sarà produttivo”, ha risposto Trump pressato dai media nel bilaterale con il presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Anche se ha avvertito di non aver “mai promesso” alla Cina che non avrebbe varato nuovi dazi: “Aspettiamo, vediamo cosa succede domani, sarà una giornata emozionante”, ha detto.

L’inquilino della Casa Bianca, com’era prevedibile, ha rubato la scena nella prima giornata di lavori del G20. Con il presidente russo Vladimir Putin, in forza della “relazione molto buona”, c’è stato un inconsueto siparietto, quasi cercato. “Non immischiarti nelle elezioni”, gli ha intimato con tono scherzoso pensando alle presidenziali 2020 nel loro primo faccia a faccia dalla chiusura dell’inchiesta di Mueller sul Russiagate.

Putin a Osaka si è presentato con l’intervista al Financial Times in cui ha parlato di liberalismo “obsoleto”, in “conflitto con gli interessi della maggioranza della popolazione”, descrivendo Trump come una “persona di talento”. Dal Cremlino è partito anche l’invito per la visita a Mosca a maggio 2020, in occasione delle celebrazioni dei 75 anni della vittoria della Seconda guerra mondiale.

La Cina invece ha chiesto agli Usa un accordo “bilanciato”, la rimozione del bando contro Huawei e di tutti i dazi. I Paesi non possono svilupparsi “a porte chiuse”, ha detto Xi nel suo intervento in cui ha attaccato il protezionismo e le minacce alla “filiera della produzione e della distribuzione. Dobbiamo promuovere il movimento delle tecnologie, l’interscambio tra persone e arrivare a quella cooperazione win-win che possa beneficiare tutti”, ha esortato il presidente cinese. Segnali che rimandano al caso Huawei, il campione hi-tech cinese sotto la pressione Usa con l’accusa di minacciare la sicurezza nazionale potendo spiare per conto di Pechino.

Secca la replica di Trump: c’è la necessità di “assicurare resilienza e sicurezza delle nostre reti 5G. Questo è essenziale per la nostra sicurezza condivisa e prosperità”. Mentre cresce “l’economia digitale, dobbiamo garantire la sicurezza”. A trattare nel merito del dossier sono stati i rispettivi capi negoziatori: nell’incontro a Osaka, il rappresentante per il Commercio Usa Robert Lighthizer avrebbe ribadito al vicepremier cinese Liu He, secondo le indiscrezioni circolate sui media internazionali, che la richiesta di un accordo “bilanciato” non è accettabile sulla base delle esperienze passate e del mancato rispetto degli accordi da parte della Cina.

Il tycoon ha mostrato flessibilità, dicendo che Huawei potrebbe “in qualche modo, in alcune parti, rientrare nell’accordo”. Il colosso di Shenzhen è centrale nelle strategie di sviluppo di Pechino, ma è ancora troppo dipendente dalla tecnologia straniera, americana in primis. La richiesta quasi ultimativa di rimuovere tutti i dazi rischia invece di essere controproducente sulla parte Usa, ma potrebbe essere solo una fiche negoziale diversiva. Ci sono, invece, le carte Corea del Nord e Iran che Xi potrebbe usare. Insomma, tanti elementi sul tavolo tali da assicurare “una giornata emozionante”.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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