Unione Europea divisa sulle nomine, i popolari stoppano Timmermans

L'olandese Frans Timmermans e il tedesco Manfred Weber, ambedue candidati a presiedere la Commissione Europea..
L'olandese Frans Timmermans e il tedesco Manfred Weber, ambedue candidati a presiedere la Commissione Europea.. EPA/ALEXANDER BECHER

BRUXELLES. – E’ scontro totale tra le famiglie politiche europee sulla nomina del nuovo presidente della Commissione. La proposta di mettere sul tavolo il nome del socialdemocratico olandese Frans Timmermans – col sostegno della cancelliera Angela Merkel, del presidente francese Emmanuel Macron e dei premier olandese e spagnolo Mark Rutte e Pedro Sanchez – è morta sul nascere. Assolutamente contrari i leader dei quattro Paesi di Visegrad, in particolare l’ungherese Viktor Orban, che ha avvertito: “Sarebbe un errore storico”.

Ma anche gli altri capi di Stato e di governo che siedono al Consiglio europeo e riconducibili al gruppo dei Popolari, dal romeno Klaus Iohannis all’irlandese Leo Varadkar, non hanno gradito la mossa di Merkel. E riuniti in conclave hanno affossato l’iniziativa già prima dell’avvio del summit, decisi piuttosto ad insistere sul nome del loro candidato di punta Manfred Weber, come ha lasciato intendere il premier croato Andrej Plenkovic al suo arrivo.

A descrivere l’umore in casa popolare è stato Antonio Tajani: “Per noi non è possibile votare un candidato socialista perché si andrebbe contro la volontà popolare. Nulla di personale – ha spiegato Tajani – è una questione di principio: il Ppe è la prima forza politica e chi ha vinto le elezioni deve fare il presidente della Commissione europea”.

Mentre il leader lituano Krisjanis Karins ha indicato come piuttosto improbabile “una soluzione al vertice di oggi”. La stessa Merkel ha riconosciuto che “non sarà molto facile prendere decisioni, dobbiamo cercare di evitare il conflitto interistituzionale tra il Consiglio e il Parlamento”.

Ma Jean-Claude Juncker ha tagliato corto: “La procedura degli Spitzenkandidat”, cioè la pratica di nominare un candidato indicato dai gruppi politici all’Eurocamera per la presidenza della Commissione europea, è “già stata uccisa dai liberali” di Renew Europe, a partire da Macron, che insiste sulla necessità di nominare due uomini e due donne per i top job europei (oltre alla Commissione, a cascata si dovrebbero decidere anche i vertici di Consiglio, Parlamento, Alto Rappresentante, e Banca centrale europea).

Giuseppe Conte appena arrivato al summit non ha chiuso all’ipotesi Timmermans, come ieri aveva fatto invece Salvini. “E’ una candidatura che valuteremo – ha detto il premier -. All’Italia interessa che ci siano forti personalità che sappiano interpretare il momento critico che affronta l’Europa, che aiutino a costruire un’Ue più solida e forte”. “L’importante – ha aggiunto – è una logica di pacchetto, rispettando tutti i criteri, anche quello geografico e di genere”.

Per Roma peraltro la partita delle nomine si intreccia con quella della trattativa sulla procedura per debito eccessivo, su cui la Commissione dovrà prendere una decisione martedì. Anche per questo motivo, nonostante tra le varie bilaterali ce ne sia stata anche una tra Conte ed i leader dei Visegrad, è probabile che l’Italia mantenga un atteggiamento costruttivo.

La leader danese Mette Frederiksen, da poco insediata, ha detto di “essere pronta a battersi” per portare la liberale Margrethe Vestager all’apice dell’esecutivo comunitario. Il nome della commissaria danese alla concorrenza Vestager, assieme a quello del capo negoziatore Ue per la Brexit Michel Barnier (Ppe), continua ad essere tra i nomi in circolazione, assieme ad una valanga di altri, dal belga Charles Michel alla bulgara Kristalina Georgieva, dall’olandese Rutte al croato Plenkovic.

E più di un leader ha sottolineato l’importanza di avere almeno due donne tra i cinque top job aperti. Intanto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha dovuto ritardare l’inizio del vertice di un paio d’ore a causa dei frenetici negoziati bilaterali per cercare di superare l’impasse. E c’è già chi non esclude che sarà necessario convocare un nuovo summit per trovare la soluzione al rebus.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

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