Opec estende i tagli alla produzione, ma il greggio va giù

Una goccia in mare di petrolio si espande in onde concentriche.
Opec estende tagli alla produzione di petrolio

ROMA. – L’Opec e la Russia rinsaldano il loro legame per contrastare l’avanzata del petrolio ‘shale’ americano, e il Cartello petrolifero, nella formula estesa ai non membri chiamata Opec+, allunga i tagli alla produzione fino al 2020. Ma le quotazioni del petrolio segnano un pesante calo. La sfida alle pressioni del presidente usa Donald Trump, che vorrebbe quotazioni del greggio più basse per far contenti automobilisti e consumatori in vista delle elezioni 2020, l’Opec+ a Vienna ha allungato fino al 31 marzo 2020 i tagli di 1,2 milioni di barili al giorno che vanno avanti da gennaio.

Di fatto, da quattro anni il cartello tenta di tenere alti i prezzi con le sue quote alla produzione. E la pressione si sta intensificando ora che l’economia mondiale in difficoltà promette una bassa domanda di greggio, e che le scorte stanno raggiungendo livelli preoccupanti per molti produttori. Ma il fattore principale – in grado di mettere d’accordo l’Opec, e il suo peso massimo Arabia Saudita, l’Iran, che pure ha sollevato a Vienna numerose obiezioni spingendo per il suo export di fronte alle restrizioni americane e invocando taglio anche più pesanti – sta negli Usa.

Con i produttori di shale, il boom di petrolio da scisto che sta rivoluzionando il mercato e ha aiutato gli Usa a soppiantare Arabia Saudita e Russia come primo produttore al mondo, che avanzano irrefrenabili. E strappano quote di mercato a un cartello che sembra sempre più vacillare nella propria ragione sociale.

Ecco perché i ministri dell’Opec+ hanno anche firmato un protocollo per una collaborazione di lungo termine, creando una piattaforma permanente di discussione con la Russia. Ha un bel dire Alexander Novak, ministro dell’Energia russo, che i prezzi del petrolio sono a un “buon livello”. E lo stesso vale per Khalid Al-Falih, “entusiasta per il futuro della domanda di petrolio”.

Le nuove scintille sul fronte dei dazi, con minacce statunitense all’Europa per via dei sussidi ad Airbus, i nuovi dati deludenti sull’andamento dell’industria in Cina e Usa non fanno presagire una ripresa brillante per l’economia mondiale e di conseguenza la domanda di greggio: casomai il contrario. Ma, soprattutto, gli investitori non sembrano dar molto credito all’efficacia delle mosse dell’Opec nel sostenere i prezzi: il greggio Wti a New York segna un tonfo del 3,71% a 56,90 dollari, il Brent a Londra -3,26% a 62,94 dollari.

Mostrando quanto le mosse del Cartello petrolifero siano, al momento, poco efficaci. E mettendo a nudo il rischio che queste finiscano per giocare a favore degli avversari, i produttori di shale americani, che nel taglio della produzione Opec e russa e nei prezzi che consentono ampi margini vedono nuove opportunità per strappare quote di mercato.

(di Domenico Conti/ANSA)

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