Bombe sul campo-lager, strage di migranti in Libia

Una immagine relativa all'attentato in cui almeno 40 persone sono morte in Libia
Una immagine relativa all'attentato in cui almeno 40 persone sono morte in Libia, 2 luglio 2019. Un raid aereo ha colpito un centro di detenzione per migranti illegali vicino Tripoli. ANSA/ ZUHAIR ABUSREWIL

IL CAIRO. – La guerra combattuta nei sobborghi di Tripoli con raid aerei che si vorrebbero mirati alla fine ha causato, per un dichiarato errore, una strage di decine di migranti, tra cui donne e bambini, uccisi dalle bombe sganciate su un centro di detenzione nei pressi della capitale libica da un aereo delle forze del generale Khalifa Haftar. Il dramma, oltre a unanimi condanne, ha innescato una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Le vittime del raid su Tajoura – per la maggior parte africani, soprattutto somali ed etiopi – sarebbero quasi 50 e oltre 130 i feriti, secondo cifre accreditate dall’Onu. Ma alcuni sopravvissuti sudanesi, citati dal magazine online Focus on Africa, parlano di “almeno 100 morti” e di un’altra ottantina di migranti che mancano all’appello. Inoltre, considerando la gravità delle condizioni di molti feriti, il bilancio potrebbe ulteriormente aggravarsi.

Secondo quanto è stato possibile ricostruire da racconti di sopravvissuti e annunci ufficiali, il bombardamento è avvenuto verso le 23 di martedì nel centro situato una ventina di km in linea d’aria dal centro di Tripoli. Vi erano rinchiusi 610 migranti, ma 123 erano quelli tenuti nella sezione colpita da almeno due bombe. “Stavamo dormendo quando sono piovute le bombe. Il centro ci è completamente crollato addosso”, ha raccontato un migrante riferendosi al capannone con il tetto e parte delle mura squarciati.

Un portavoce delle forze di Haftar ha ammesso che il centro è stato colpito per errore da un raid che puntava ad una vicina struttura del ministero dell’Interno libico, in genere usata come arsenale. Il portavoce, il generale Khaled el-Manjoub, ha accusato le forze governative del premier Fayez al-Sarraj di sfruttare i migranti come “scudi umani piazzandoli in depositi di munizioni”.

Il governo guidato da Sarraj ha chiesto e ottenuto una seduta del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e ha denunciato il raid, su cui reclama un’inchiesta internazionale, come un nuovo orrore del “criminale di guerra Haftar”. La riunione del Consiglio Onu è stata chiesta anche perché l’aereo che ha compiuto il raid sarebbe “straniero”, ha sostenuto l’esecutivo, riferendosi implicitamente a Egitto o Emirati Arabi Uniti, sostenitori del generale della Cirenaica.

Di “crimine di guerra” ha parlato anche la missione di supporto delle Nazioni unite in Libia, l’Unsmil, chiedendo “sanzioni” per chi l’ha ordinato, quindi per Haftar, che sta cercando invano di conquistare Tripoli. Da un più alto scranno, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha “condannato questo orrendo incidente nei termini più forti”, chiedendo “un’indagine indipendente per assicurare che i colpevoli siano consegnati alla giustizia”.

“Lo scioccante e tragico attacco” è stato denunciato anche dal premier Giuseppe Conte, che ha ribadito che “l’unica soluzione, in Libia, è quella politica”. Mentre la Farnesina ha annunciato che Roma ha proposto all’Ue un’immediata presa di posizione unitaria dei 28 che sostenga l’apertura dell’inchiesta da parte dell’Onu. Oltre che dalla Lega Araba, condanne sono arrivate anche dalla Francia, notoriamente vicina ad Haftar. Mentre Londra, attraverso il suo ambasciatore a Tripoli, ha chiesto che i centri di detenzione per migranti delle zone dove si combatte dal 4 aprile siano chiusi. I migranti rinchiusi a Tajoura sono stati trasferiti altrove ma a Tripoli e dintorni restano a rischio di essere colpiti dai combattimenti altri 2.400.

(di Rodolfo Calò/ANSA)