Luci, miti e leggende: si alza sipario su Napoli 2019

Lo Stadio del San Paolo, a Napoli, illuminato in occasione dell'inaugurazione delle Universiadi.
Lo Stadio del San Paolo, a Napoli, illuminato in occasione dell'inaugurazione delle Universiadi. ANSA/CESARE ABBATE/

NAPOLI. – Luci, miti, leggende e tradizioni ma anche lo sguardo al futuro fatto di accoglienza e integrazione: in attesa dell’accensione del tripode raffigurato dalla riproduzione del Vesuvio con un calcio ad una simbolica palla di fuoco del capitano del Napoli, Lorenzo Insigne, si è aperta la 30/a edizione delle Universiadi che vedrà Napoli e la Campania protagoniste dello sport universitario mondiale fino al 14 luglio.

Suggestiva la cerimonia di apertura, affidata a Marco Balich (con la regia di Lida Castelli), il “cerimoniere delle Olimpiadi” con un omaggio alla città, alla sua storia, dalla nascita della sirena Partenope (mascotte delle Universiadi e interpretata dalla apneista Maria Felicia Carraturo e circa 1500 performer), all’ingresso di Bebe Vio (in abito da sera rosso firmato Armani) con il Tricolore consegnato ai Corazzieri, fino al riferimento calcistico, grande passione della città (con tanto di ovazione a Maradona al momento della sfilata dell’Argentina).

Il tutto davanti allo sguardo di Sergio Mattarella, salutato dagli applausi dei 30mila presenti e che prima della cerimonia, in una sala privata della tribuna autorità ha salutato e baciato la piccola Noemi, la bimba di 4 anni ferita in un agguato di camorra a Napoli. Al Capo dello Stato l’onore poi di dichiarare ufficialmente aperta la manifestazione, seconda, per numero di partecipanti, solo ai Giochi olimpici.

Lo stadio San Paolo – profondamente rinnovato per la manifestazione – che si trasforma in un grande golfo a forma di “U” che abbraccia gli atleti ed il Vesuvio, l’acqua e il fuoco, 40 migranti a portare i cartelli col nome dei Paesi partecipanti. La lunga sfilata, l’ovazione per la delegazione italiana sulle note di “Gloria” di Umberto Tozzi, l’applauso per l’avvenente atleta del Regno di Eswatini, a lungo immortalata sui maxischermi (nuovi di zecca) e già eletta dal pubblico del San Paolo miss Universiade, i fischi alla delegazione francese.

Tanta musica napoletana, soprattutto della scena contemporanea, dal dub alla trap, ma anche tante stelle da Andrea Bocelli a Malika Ayane, passando per Anastasio, vincitore di X Factor (che ha reinterpretato i Pink Floyd in versione rap). Accantonate le schermaglie istituzionali tra il governatore della Campania, Vincenzo De Luca ed il sindaco Luigi de Magistris (fischiati e poi applauditi, il primo al saluto iniziale, il secondo al messaggio nel quale ha citato Noemi come simbolo di una lotta vinta), le Universiadi entrano nel vivo.

Un vero e proprio miracolo organizzativo se si pensa che la macchina si è messa veramente in moto meno di un anno fa con la nomina del commissario straordinario Gianluca Basile, che ha gestito i 270 milioni di euro di fondi pubblici messi a disposizione dalla Regione Campania. Più che sui nuovi impianti si è puntato sulla ristrutturazione di 60 tra campi di gara e strutture per gli allenamenti che resteranno in eredità alla Campania.

Su tutti il restyling dello stadio San Paolo (che proprio quest’anno festeggia i suoi 60 anni), della piscina Scandone (con la costruzione di una seconda vasca per il riscaldamento) e di quella della Mostra d’Oltremare restituita alle gare dei tuffi dopo 43 anni.

Tante presenze in tribuna autorità: oltre a Mattarella e al presidente della Camera, Roberto Fico, tra gli altri il numero uno del Coni Giovanni Malagò, i sottosegretari Giorgetti e Valente, il presidente della Federbasket, Gianni Petrucci. Al San Paolo ci sono anche i lavoratori della Whirlpool.

Seimila atleti in rappresentanza di 118 paesi, non ci sono le star dello sport ma tante promesse che proprio dalle Universiadi tentano la scalata: nell’albo d’oro delle passate edizioni tanti atleti diventati protagonisti assoluti: da Pietro Mennea, che proprio alle Universiadi di Città del Messico fece il record del mondo sui 200 con quel 19″72 che ha resistito 17 anni prima di essere battuto da Michael Johnson alle olimpiadi di Atlanta 1996 – a Livio Berruti; da Sara Simeoni, due volte oro nel salto in alto, a Klaus Di Biasi nei tuffi e Federica Pellegrini fino al calciatore Massimo Oddo, oro nel ’97 e poi campione del mondo a Berlino 2006.

(dell’inviata Laura Masiello/ANSA)