Salvini e Di Maio, partita governo sull’asse Usa-Russia

I due vice premier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Caso Siri
I due vice premier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. (ANSA)

ROMA. – Due assi, quello giallo-verde e tra Washington e Mosca. In ballo, la strategia diplomatica italiana e, forse, anche la stabilità dello stesso governo. La visita del presidente russo Vladimir Putin in Italia, al di là delle dichiarazioni ufficiali di lunga e cordiale amicizia, pone in sostanza, questo tema di fondo. Tema che, più che coinvolgere il premier Giuseppe Conte, sempre attento a mantenere un certo equilibrio tra Europa, Usa e Russia, investe la posizione di M5S e Lega rispetto all’America di Donald Trump e alla Russia.

In primo piano, c’è innanzitutto la figura di Matteo Salvini, considerato da buona parte dell’opinione pubblica Usa come un consolidato amico della Russia e viene citato in prima persona da Putin nella sua intervista al Corsera. “Salvini ha un atteggiamento caloroso verso il nostro Paese”, spiega il numero uno del Cremlino parlando di contatti stabili tra Lega e Russia Unita.

Resta da vedere se la calorosa vicinanza di Putin a Salvini abbia avuto qualche raffreddamento dopo il recente avvicinamento agli Usa del leader leghista. Subito dopo la vittoria alle Europee è negli Stati Uniti che Salvini si è recato, in una visita ufficiale in cui ha rimarcato piena comunione di intenti, innanzitutto in campo economico, con Trump.

E quello di Salvini Oltreoceano, in quei giorni in cui le urne anticipate apparivano come ben più di un’ipotesi, è parso a qualcuno come un viaggio preparatorio per il salto a Palazzo Chigi, con il leader leghista a parlare quasi da premier in quel di Washington. Eppure, proprio dopo la visita negli Usa, la corsa di Salvini alle urne è sembrata rallentare. Forse, a livello internazionale, la costruzione della strategia diplomatica salviniana richiede più tempo.

“In una fase in cui l’Italia é stata “di fatto tagliata fuori dall’asse franco-tedesco” in Europa e in un momento in cui il Regno Unito si é autoescluso dall’Ue, Roma può ritagliarsi un ruolo di interlocutore privilegiato degli Stati Uniti”, spiega Giancarlo Giorgetti tracciando la strategia leghista. Strategia che tuttavia pone un rischioso contrappasso, quello di indebolire la partnership con Mosca. Con un nodo, su tutti, ad emergere anche nei colloquio di oggi a Roma di Putin: quello delle sanzioni.

Sul dossier, proprio dagli Usa, anche Salvini è stato meno favorevole alla posizione di Mosca. E quando, in conferenza stampa, questo elemento viene sottolineato a Putin, il presidente russo non nomina neppure il leader leghista, ricorda gli impegni europei dell’Italia ma scandisce il suo auspicio perché il governo lavori al superamento delle sanzioni con l’Ue. Il nodo, però, resta, ed è celato nelle parole che Conte rivolge “all’amico Vladimir” ricordandogli come la soluzione dipenda anche da Mosca.

Chissà se, a Villa Madama, il tema sanzioni è emerso nei colloqui informali di Putin con Salvini e Luigi Di Maio. Altro dossier delicato è quello del Tap. Del gasdotto né Conte né Putin, chiaramente, parlano in conferenza stampa. Ma fonti parlamentari si dicono certe che il tema, ad un certo punto, sia emerso: e, sul Tap, la posizione di Mosca è perfettamente opposta a quella degli Usa e più vicina a quella del M5S che a quella della Lega.

Del resto anche i pentastellati godono di rapporti duraturi con l’universo russo con cui condividono, spesso e volentieri, posizioni di politica estera. Del resto, in prima fila nel cortile di Palazzo Chigi, ad ascoltare Putin non c’era solo il leghista Vito Comencini ma anche il senatore M5S Vito Petrocelli.

(di Michele Esposito/ANSA)

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