La terra trema in California, mai così forte da 20 anni

I vigili del Fuoco di Kern County Fire Department (KCFD) rispondono alle chiamate d'emergenza dei cittadini.
I vigili del Fuoco di Kern County Fire Department (KCFD) rispondono alle chiamate d'emergenza dei cittadini. EPA/ETIENNE LAURENT

WASHINGTON. – Trema la terra nella California del sud, per la seconda volta in 34 ore. Una scossa serale di magnitudo 7,1 (scala Richter) ad una profondità di 17 km, la più forte negli ultimi 20 anni, avvertita sino in Messico. Otto volte più potente di quella di magnitudo 6,4 del 4 luglio, seguita poi da centinaia di scosse di assestamento. L’epicentro è vicino a Ridgecrest, una cittadina di circa 27 mila abitanti a 240 km tra Los Angeles e Las Vegas. A due passi dalla Death Valley, immortalata dal film di Michelangelo Antonioni ‘Zabriskie Point’. E a solo 150 km dalla faglia di Sant’Andrea, quella che fa vivere milioni di californiani della costa con l’incubo del Big One.

Ma anche questa scossa, come la precedente, non ha causato vittime o danni gravi, anche perché l’area interessata è scarsamente popolata. Solo alcuni feriti lievi. E poi alcuni incendi per le fughe di gas, blackout della rete elettrica che hanno lasciato al buio oltre 2000 persone, rotture delle tubazioni d’acqua, qualche casa crollata, strade crepate.

In ogni caso la Us Geological Survey (Usgs), l’agenzia geologica del governo americano, stima perdite economiche per almeno un miliardo di dollari, poco meno dell’1% del pil Usa. E il governatore della California Gavin Newsom ha proclamato lo stato di emergenza nella contea di San Bernardino, dopo quella nella contea di Kern colpita dal primo terremoto, chiedendo l’assistenza federale. Silenzio finora da Donald Trump, anche su Twitter.

Nonostante le conseguenze di relativa entità, il sisma ha generato panico e preoccupazione per il futuro. Molti abitanti sono scappati di casa dopo aver visto muoversi lampadari e mobilio poco dopo le 20 locali, preferendo dormire all’aperto. Un ospedale è stato evacuato per la seconda volta. Su tv e web scorrono le immagini dei roghi, di auto che sussultano, strade che si crepano, bottiglie di alcolici e barattoli di vetro frantumati nei supermercati. C’è chi ha postato le onde sollevate dal terremoto nella propria piscina.

La paura è andata anche in diretta, con due conduttori di una tv locale di Los Angeles che hanno cercato riparo sotto la scrivania evidentemente spaventati. Scene di allarme anche durante alcuni eventi sportivi: a Las Vegas alcuni spettatori hanno abbandonato il palazzetto dove i New York Knicks e i New Orleans Pelicans si sfidavano in summer league dopo che uno dei giocatori ha fermato temporaneamente l’azione. Idem al Dodger stadium di Los Angeles durante una partita di baseball, che comunque è proseguita.

La Marina americana ha dovuto fermare invece una esercitazione vicino a Ridgecrest. Ora la gente vive nell’ansia. Gli esperti prevedono infatti altre scosse di assestamento con un nuovo possibile terremoto simile o più forte nei prossimi giorni. “Questa è una sequenza sismica”, avvisa la sismologa Lucy Jones, precisando però che si tratta di una linea di faglia diversa da quella di Sant’Andrea e che è improbabile una reazione a catena.

Ma tra gli abitanti dei 1200 km di costa interessata cresce il timore del Big One (“quello grosso”, come viene chiamato negli Usa), il terremoto più potente mai verificatosi negli Stati Uniti. Un sisma che potrebbe scatenarsi come conseguenza dell’elevato accumulo di energia nella Faglia di Sant’Andrea, collocata tra la placca nordamericana e la placca pacifica, che scorrono in senso opposto. Alcuni studi realizzati nel 2005 affermano che le probabilità che il Big One colpisca la California entro 30 anni sono molto alte. E comunque, concordano tutti gli esperti, e’ solo questione di tempo.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

 

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