Hong Kong in piazza, cariche e arresti della polizia

Manifestazioni di protesta a Hong Kong.
Manifestazioni di protesta a Hong Kong. EPA/JEROME FAVRE

ROMA. – Cariche della polizia e tre arresti alla fine della nuova giornata di proteste a Hong Kong con 230.000 persone in piazza nel tentativo di infrangere il muro della censura cinese che fa filtrare nel continente solo la verità di Pechino e bolla semplicemente come violenti sovversivi gli oppositori che chiedono garanzie democratiche per l’ex colonia britannica. Gli agenti, in assetto anti-sommossa cercato di disperdere e attaccato con i manganelli un gruppo di giovani che ha cercato di proteggersi con gli ombrelli.

Oltre alla richiesta di ritiro della proposta di legge sull’estradizione in Cina, ora sospesa, e delle dimissioni della governatrice Carrie Lam, l’obiettivo dei manifestanti era quello di spiegare ai tanti turisti cinesi che visitano Hong Kong ragioni e obiettivi della protesta. E così hanno marciato attraverso le strade di Tsim Sha Tsui, quartiere commerciale popolarissimo tra i turisti di Pechino, fino alla stazione dei treni West Kowloon, inaugurata in settembre per collegare Hong Kong alla rete dell’alta velocità della Cina continentale.

Davanti all’ingresso principale della stazione un cordone di polizia e pesanti barriere hanno impedito ai manifestanti di avvicinarsi. Solo i passeggeri già in possesso di biglietto o di prenotazione potevano accedere ai binari. Ma l’obiettivo era comunicare. E anche se a Hong Kong si parla cantonese, dai telefonini degli oppositori sono partiti via Bluetooth una raffica di messaggi in mandarino: un passaparola digitale per raccontare la loro verità sulle proteste che da un mese hanno messo in seria difficoltà la dirigenza filo Pechino dell’ex colonia.

In molti sventolavano la bandiera britannica, altri innalzavano cartelli scritti con i caratteri semplificati in uso in Cina, qualcuno si è messo a cantare l’inno nazionale cinese per attirare i turisti. La manifestazione è stata la più imponente da quando, lunedì scorso, centinaia di migliaia di oppositori hanno sfilato per le vie del centro e hanno occupato il parlamento.

Ma Carrie Lam non sembra voler mollare. E neppure il movimento, che vede allontanarsi le garanzie del modello ‘Un Paese, due sistemi’, sottoscritto nel 1997 al momento della restituzione di Hong Kong alla Cina da parte della Gran Bretagna e valido, in teoria, fino al 2047.

(di Eloisa Gallinaro/ANSA)