Grecia: dall’Alba Dorata al tramonto, il flop dei neonazi

Manifestanti dell'Alba Dorata con le bandiere.
Manifestanti dell'Alba Dorata. (LaPresse)

ATENE. – “Non siamo finiti!”, grida un furioso Nikos Mihaliolakos, leader di Alba Dorata, prima di salutare i suoi sostenitori in un mare di bandiere con il simbolo del ‘meandros’, che ricorda molto una svastica. Un monito seguito da un grido di “Hail vittoria”, se mai ci fossero dubbi sulla matrice neonazista di Xrysi Avgì (il nome in greco). Una formazione che inquietava l’Europa e che era il terzo partito nazionale con quasi il 10% dei voti. Ma che oggi – lo confermano i risultati ufficiali – non entra nemmeno in Parlamento, mentre finora aveva 18 deputati.

Un flop – il partito ha fatto però sapere che chiederà un nuovo conteggio a livello nazionale delle schede – dovuto a molti fattori, come lo sdegno per i comportamenti violenti dei suoi militanti e parlamentari – un suo esponente è a processo per l’assassinio del rapper di sinistra Pavlos Fyssas nel 2013 -, l’isolamento assoluto in cui l’hanno lasciato gli altri partiti, ma anche l’entrata in scena di altre formazioni nazionaliste, anche se meno minacciose, come ‘Soluzione greca’. Senza dimenticare la lenta uscita del Paese dalla crisi, che per Alba Dorata aveva rappresentato un potente carburante.

“Vogliamo dare un messaggio ai nostri nemici e ai cosiddetti amici: Alba Dorata non è finita, rassegnatevi. La lotta per il nazionalismo continua. Torniamo dove siamo diventati forti: nelle strade e nelle piazze, in una dura lotta contro il bolscevismo e il capitalismo selvaggio che sta arrivando”, ha tuonato Mihaliolakos.

Diversi analisti sottolineano però che proprio il partito del ‘capitalismo selvaggio’, Nea Dimokratia, con le sue sfumature nazionaliste, avrebbe drenato una parte degli ex voti estremisti. Xrysi Avgì è stata fondata nel 1985, un gruppuscolo di simpatie neonaziste che si distinse da subito per le aggressioni agli avversari politici e successivamente agli immigrati, il cui numero iniziava ad aumentare in Grecia.

Nel 2009 prese appena lo 0,9% dei voti. Ma quando, subito dopo, la crisi ha iniziato a devastare la Grecia e l’intolleranza verso gli stranieri ad aumentare, la sua ascesa è stata travolgente, fino al picco del 9,39% delle Europee del 2014. Con circa il 7 % dei consensi alle politiche, riuscì ad entrare in Parlamento.

I suoi deputati vi fecero ingresso con il passo dell’oca, scioccando un paese che ha ancora memoria dell’occupazione nazista. Mihaliolakos – su di lui pende anche un processo dov’è accusato di essere a capo di un’organizzazione criminale, che rischia di mandarlo in carcere – giura che non è finita, ma probabilmente il partito dovrà cambiare registro in favore di un nazionalismo meno violento.

Ilias Kasidiaris, ex parlamentare e candidato alla carica di sindaco di Atene per Alba Dorata, ha di recente espresso la sua ammirazione per Matteo Salvini e la sua linea anti-immigrazione, elogiando anche l’atteggiamento dei paesi euroscettici dell’Est Europa.

 

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