Alitalia: lo Stato torna padrone, maggioranza a Fs e Mef

Un aereo Alitalia in pista ripreso da prua.
Un aereo Alitalia in pista ripreso da prua.

ROMA. – Lo Stato ritorna padrone in Alitalia. A meno di una settimana dalla scadenza del 15 luglio per presentare le offerte, la soluzione che sembra prendere forma è quella di una newco con la maggioranza assoluta di Ferrovie dello Stato e Tesoro.

Il confronto con i potenziali partner prosegue e, secondo fonti di governo vicino al dossier, anche Atlantia potrebbe alla fine essere coinvolta nel rilancio, tanto che non verrebbe esclusa la possibilità che, proprio sul filo di lana della scadenza, possa arrivare un interessamento della società controllata dalla famiglia Benetton. Di fatto in questo momento sarebbe aumentato il pressing sia di Fs sia di Mediobanca, che guida l’operazione come advisor, affinché anche la società che controlla Autostrade e Adr faccia un passo in avanti.

Per la costituzione della nuova compagnia l’impegno di Fs dovrebbe attestarsi intorno al 35% mentre la quota del Ministero dell’Economia dovrebbe essere al 15%. La norma che consente al Tesoro l’ingresso in Alitalia, approvata con il decreto Crescita, prevede che il Mef possa sottoscrivere quote della nuova società fino ad un tetto massimo, pari all’importo maturato a titolo di interessi sul prestito ponte da 900 milioni, che, secondo i calcoli contenuti nella relazione tecnica al decreto, ammontano a circa a 145 milioni di euro.

E in un incontro con i sindacati a Palazzo Chigi, il vicepremier Luigi Di Maio ha detto che “siamo vicini alla soluzione” e che “probabilmente in settimana si potrà risolvere”. Lo stesso Di Maio ha aggiunto che Lotito “deve dimostrare la sua solidità finanziaria” se vuole entrare nella nuova Alitalia come quarto partner della cordata Fs-Mef-Delta. Il patron della Lazio, secondo indiscrezioni, sarebbe comunque convinto della solidità della propria proposta e rimarrebbe quindi ancora in partita.

La compagnia americana in questa fase resta imparziale ed aperta a più soluzioni, sottolineano alcune fonti, perché diversi soggetti sono coinvolti nella partita, anche se alcuni sostengono che Delta avrebbe espresso nel giro di consultazioni una preferenza per il gruppo Toto piuttosto che per il presidente della Lazio o l’imprenditore colombiano German Efromovich, azionista di maggioranza di Avianca. Quest’ultima è parte dell’alleanza Star Alliance, concorrente di Sky Team di cui fa parte il vettore a stelle e strisce.

“Auspichiamo che la vicenda Alitalia si concluda bene, con un piano industriale, che faccia diventare Alitalia, integrata chiaramente a Ferrovie, un grande soggetto attrattivo di turisti dal mondo verso l’Italia e competitivo per inviare le nostre merci nel mondo”, ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, commentando gli ultimi sviluppi su Alitalia.

Mentre l’Associazione nazionale piloti (Anp) avverte che “non c’è ulteriore tempo da perdere” e che “se non ci dovesse essere il quarto investitore, parta la newco con Mef-Fs-Delta”.

Intanto dal fronte conti arrivano buone notizie per la compagnia: a giugno i ricavi da traffico passeggeri sono saliti del 4,4% e il numero dei viaggiatori è aumentato del 2,2%, con risultati record sulle rotte intercontinentali. Guardando al passato, l’ultimo anno di Alitalia in mano pubbliche è il 2008, ossia prima dell’arrivo dei cosiddetti ‘capitani coraggiosi’, chiamati dall’allora premier Silvio Berlusconi per sbarrare la strada ad Air France-Klm.

La vecchia Alitalia-Lai lascia nel 2009 il posto ad Alitalia-Cai che, rilevata per 300 milioni, nel 2013 comincia a perdere quota e nonostante l’aumento di capitale e l’intervento pubblico attraverso Poste, è costretta all’atterraggio. Il nuovo decollo a gennaio 2015 è possibile grazie all’investimento da 1,7 miliardi della compagnia di Abu Dhabi Etihad. Ma anche questa volta i privati fanno flop e nel 2017 arriva l’amministrazione straordinaria. Negli ultimi 40 anni Alitalia è costata allo Stato otto miliardi di euro, di cui 4,7 solo dal 2007.

(di Alfonso Abagnale/ANSA)