Senato vota il taglio dei parlamentari, FdI ago della bilancia

Una veduta dell'aula del Senato durante l'esame del decreto legge sulle disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni
Una veduta dell'aula del Senato durante l'esame del decreto legge sulle disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – La riforma costituzionale che taglia 345 parlamentari, si avvia al terzo voto al Senato. Tra poche ore alla legge-manifesto del Movimento 5 stelle, servirà la maggioranza assoluta, ossia 161 sì. Poi tornerà alla Camera per l’approvazione definitiva. Lega e M5s, insieme, arrivano a 164 senatori ma tra assenze e politici in missione, la soglia è a rischio. In ‘soccorso’ arriva Fratelli d’Italia, che diventa ora ago della bilancia.

Il partito di Giorgia Meloni aveva già votato a favore del disegno di legge nei due precedenti passaggi parlamentari, a febbraio e maggio. Così come Forza Italia, che però adesso si smarca e non lo voterà. Sul no restano Pd e Leu. “Il provvedimento passerà sarà grazie a noi”, rivendica Meloni che conferma il sì in una conferenza stampa convocata a Palazzo Madama a discussione in corso.

“La maggioranza diventa giallo-verde-nero”, sentenzia il Pd e il capogruppo Andrea Marcucci infierisce: “Hanno paura dei numeri”. Si accodano gli azzurri che ironizzano sull'”opposizione involontaria” di FdI. Il Movimento ignora le polemiche e garantisce che l’alleanza con la Lega reggerà. “La maggioranza andrà avanti compatta”, assicura il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro sul blog delle Stelle. Ripete che “è una riforma epocale”, che “farà risparmiare 500 milioni di euro a legislatura”.

E alle opposizioni il ministro, che presidia l’Aula durante l’esame, si limita a dire: “Prendiamo atto che il Pd, contraddicendo qualunque sua promessa, ha deciso di votare contro e FI ha deciso di voltare le spalle ai cittadini”. Con l’eccezione dichiarata di Gaetano Quagliariello, il partito di Berlusconi non parteciperà al voto o si asterrà. “Serviva una riforma organica della Costituzione”, spiega Giacomo Caliendo e aggiunge: “Come è stata concepita, è una riforma invotabile”. Più duro il vicecapogruppo Lucio Malan: “Di Maio chiede di votare sì, con la promessa che la legislatura durerà fino al 2023 e così tutti manterranno la poltrona. E’ una porcheria inaccettabile”.

Da qui il blitz che FI tenta in Aula: finita la discussione, chiede di votare subito, senza aspettare 24 ore, probabilmente approfittando delle assenze della maggioranza in Aula. Lo chiede Malan sulla base del regolamento. Si associano il Pd e poi Leu. La presidenza stabilisce che si convochi la conferenza dei capigruppo, per decidere. La richiesta viene bocciata. “E’ una riforma fatta molto male ma nonostante questo, evidentemente non si sentono sicuri dei numeri e quindi andiamo al voto domattina”, commenta amaro Marcucci.

(di Michela Suglia/ANSA)

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