Gli Usa, una coalizione navale per difendere il Golfo Persico

La fregata francese Le Nivose in appoggio a petroliere nel Golfo di Aden.
La fregata francese Le Nivose in appoggio a petroliere nel Golfo di Aden. (ERIC CABANIS/AFP/Getty Images)

WASHINGTON. – Gli Stati Uniti vogliono una coalizione navale di alleati “volenterosi” per difendere le acque strategiche del Golfo Persico e del Mar Rosso, al largo dell’Iran e dello Yemen, dove passa gran parte del traffico petrolifero mondiale e dove temono altri attacchi alle petroliere da parte dei pasdaran o dei loro alleati Houthi.

L’operazione si va definendo mentre Donald Trump annuncia su Twitter che le sanzioni contro Teheran “saranno presto aumentate, in modo sostanziale” per aver violato l’accordo sul nucleare, da cui tuttavia lui stesso è uscito. Sviluppi su cui ha discusso anche l’Aiea, riunitasi d’urgenza a Vienna su richiesta degli Usa.

Intanto il capo di stato maggiore Joseph Dunford sta lavorando alla coalizione navale, che spera di mettere insieme nelle prossime due settimane, come ha riferito ai cronisti dopo un incontro con il segretario ad interim alla Difesa Mark Esper e il segretario di Stato Mike Pompeo. In base al piano, gli Stati Uniti forniranno le navi di comando e guideranno la sorveglianza mentre gli alleati pattuglieranno e scorteranno le navi commerciali con le loro bandiere nazionali.

Una sorta di riedizione della strategia adottata a metà degli anni ’80, quando nel Golfo c’era la cosiddetta ‘guerra delle petroliere’, uno dei fronti del conflitto Iran-Iraq. “Stiamo coinvolgendo un certo numero di Paesi per vedere se possiamo creare una coalizione che assicurerà la libertà di navigazione sia nello stretto di Hormuz sia in quello di Bab al-Mandab”, ha spiegato Dunford.

“Penso che probabilmente nelle prossime due settimane identificheremo quali nazioni hanno la volontà politica di sostenere l’iniziativa e poi lavoreremo direttamente con i militari per individuare le capacità specifiche che la supporteranno”, ha proseguito. L’operazione sarà “aggiustabile” a seconda del numero di Paesi aderenti.

“Con un piccolo numero di contributori possiamo avere una missione piccola, da espandere poi se altre nazioni desiderose di partecipare si faranno avanti”, ha precisato. Tra i primi partecipanti potrebbero esserci Tokyo e Londra, che ha già posizionato la fregata HMS Montrose e il cacciamine Ramsey per proteggere la petroliera Pacific Voyager nello stretto di Hormuz.

Uno scudo dopo che Teheran ha minacciato di sequestrare una nave britannica in risposta al blocco di una petroliera con greggio iraniano nei giorni scorsi al largo di Gibilterra. Un atto che fa di Londra “l’iniziatore dell’insicurezza marittima”, ha ammonito il presidente iraniano Hassan Rohani, evocando “ripercussioni”.

Ma tra maggio e giugno sono state attaccate ben sei petroliere e gli Usa hanno accusato Teheran, anche se non ci sono prove inconfutabili. L’Iran ha poi abbattuto un drone americano vicino allo stretto di Hormuz, rischiando un attacco missilistico che Trump ha fermato solo all’ultimo momento. Ma con il salire della tensione, molti governi potrebbero temere di essere coinvolti in uno scenario rischioso o di essere arruolati in quella che potrebbe apparire come una coalizione schierata contro Teheran.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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