Agcom, Cardani: “Sul web vuoti normativi e posizioni dominanti”

La facciata dell'edificio-sede dell'Agcom con la bandiera italiana ed europea.
La facciata dell'edificio-sede dell'Agcom

ROMA. – Sette anni di declino per alcuni settori, di sostanziale stagnazione per molti altri, e con solo un paio di indicatori macroeconomici in controtendenza. “Anni difficili” quelli passati da Angelo Marcello Cardani alla guida dell’Agcom, come sottolineato nella sua ultima Relazione annuale al Parlamento. Un periodo, quello tra il 2011 e il 2018, nel quale le telecomunicazioni hanno perso circa un quarto dei ricavi, mentre il settore editoriale è crollato perdendo il 40% del valore economico.

Cresce, invece, il peso di Internet, anche se in un contesto non privo di criticità, tra carenze normative e rischio di posizioni dominanti. Dai temi del copyright a quelli dell’identità digitale, fino alle nuove frontiere dell’informazione, sono tanti i punti dolenti toccati da Cardani, che ripercorre il lavoro compiuto “con indipendenza e rigore” nel suo mandato.

“Nel sistema dell’informazione online, e soprattutto nei social network – avverte -, emergono fenomeni di polarizzazione nella formazione dell’opinione pubblica e di disinformazione che possono configurarsi come vere e proprie strategie”. Anche per questo “è essenziale il ruolo del legislatore per salvaguardare il bene pubblico ‘informazione’ e promuovere la cultura. L’occasione degli Stati generali dell’editoria dovrebbe essere colta per muoversi in questa direzione”.

Quella del web è una delle sfide per il prossimo settennato (l’attuale terminerà il 26 luglio). Nell’immediato futuro c’è lo sviluppo del 5G, dopo la gara conclusa per l’assegnazione delle bande pioniere che – sottolinea Cardani – “ha costituito un caso di successo unico in Europa”. Le frequenze sono, però, una risorsa scarsa “la cui contendibilità deve essere regolata con rigore, efficacia e massima trasparenza”.

Nel mercato delle tlc serve, inoltre, equilibrio “fra l’esigenza di sviluppare infrastrutture di nuova generazione e quella di mantenere un adeguato livello competitivo del mercato, che si traduce in benessere del consumatore”. Consumatore che nell’anno appena trascorso ha potuto beneficiare di una contrazione dei prezzi per l’offerta mobile “in parte determinato dall’entrata sul mercato” dell’operatore low cost Iliad. La spesa di famiglie e imprese in servizi di telecomunicazioni è diminuita del 2,9% nel 2018 (-6,4% per la rete mobile, +1% per la fissa).

Nel complesso le risorse del settore tlc si sono ridotte del 2%, raggiungendo un giro d’affari di 31,6 miliardi di euro, dopo la ripresa del 2016-2017. Un mercato dove Tim mantiene il 46% della torta, contro circa il 20% di Vodafone e Wind.

Nel settore dei media, che ha visto un incremento dei ricavi dell’1% portandosi a quota 15 miliardi, a conferma un trend positivo iniziato nel 2015, è Sky in testa alla classifica, davanti a Mediaset e Rai (tutti con quote intorno al 15%), mentre cresce il peso di Google (che va verso il 5%) e Facebook (intorno al 3%) e perdono terreno i gruppi editoriali. Il web raccoglie ormai ben 2,7 miliardi in pubblicità, rappresentando il 35% della torta complessiva. La tv, con il 43%, mantiene ancora il primato.

Ultimo comparto di un settore, passato nel complesso dai 61 miliardi di valore nel 2012 ai 54 miliardi del 2018, sono i servizi postali, che hanno raggiunto ricavi per 7 miliardi nel 2018, in crescita del 5% rispetto rispetto all’anno precedente grazie all’incremento dell’e-commerce.

(di Michele Cassano/ANSA)

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