Quasi cinque milioni di stranieri in Italia, otto su dieci operai

Un operaio egiziano al lavoro in un cantiere nel centro di Milano in una foto d'archivio.
Un operaio egiziano al lavoro in un cantiere nel centro di Milano in una foto d'archivio. ANSA / DANIEL DAL ZENNARO

MONTEPULCIANO (SI). – Ascensore sociale (ancora) ‘inceppato’ per gli stranieri in Italia, che entrano sì nel nostro mercato occupazionale, ma si fermano prevalentemente allo svolgimento di incarichi “a bassa qualifica”: nella Penisola, come nella quasi totalità dei Paesi Ocse, infatti, “poco meno dell’80% è impiegato come operaio”, percentuale che, “nel caso dei nativi, scende a poco più del 30%”.

E non è soltanto lo scarso titolo di istruzione degli immigrati a ‘relegarli’ in tali mansioni, perché la quota di laureati che esercitano professioni che richiedono competenze di base, o medie, è “pari al 63,1%, a fronte del 17,5% stimato per i nostri connazionali”.

Lo si legge nel IX rapporto del ministero del Lavoro, presentato a Montepulciano, da cui emerge come la popolazione straniera residente in Europa, al primo gennaio 2018, sia collocata prevalentemente in Germania (9,679 milioni, pari all’11,7% dei residenti), Regno Unito (6,286 milioni, 9,5%), Italia (5,144 milioni, 8,5%), Francia (4,687 milioni, 7,0%) e Spagna (4,563 milioni, 9,8%).

L’impiego della componente Ue ed extra-Ue in incarichi poco qualificati “non è un fenomeno nuovo” per il sottosegretario al Lavoro Claudio Cominardi, convinto, però, che si potrebbe investire di più sull’innalzamento delle loro competenze. Globalmente, la partecipazione al lavoro è rilevante per alcune comunità, come nel caso dei “filippini (82,2%), per i quali si registra il valore più alto, dei cinesi (72,4%) e degli ucraini (68,8%)”, e altresì consistente “è il tasso dei senza lavoro marocchini (22,3%), tunisini (19,9%), albanesi (18,0%), pakistani (16,7%) e ghanesi (16,7%)”.

Il dossier (redatto in collaborazione con Ocse, Inps, lnail, Unioncamere, e con il coordinamento esecutivo di Anpal Servizi), e illustrato alla manifestazione ‘Luci sul lavoro’, affronta pure le pesanti difficoltà di inserimento nel mercato delle donne, soprattutto di origine extra-comunitaria: l’esigenza di occuparsi della famiglia fa balzare in alto, ad esempio, “il tasso di disoccupazione delle donne tunisine (51,4%) ed indiane (30,4%)”.

Tra le strade indicate dal direttore della Direzione per l’occupazione dell’Ocse Stefano Scarpetta, c’è quella di “sostenere meglio la transizione dalla scuola al lavoro per le seconde generazioni di immigrati” per evitarne la dispersione.

(di Simona D’Alessio/ANSA)